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PSICOLOGO….

Su Mercurio, supplemento a Repubblica del 10 giugno scorso, è stata dedicata una pagina a firma di Paolo Guzzanti, sugli psicologi e la legge 56 che li riguarda.
Lo stesso si era già occupato dei problemi, come lui stesso dice, scatenando reazioni controverse a seconda che si trattasse di psicologi o di psicanalisti. Anche questo contributo al dibattito risulta da un lato lacunoso e dall’altro irritante, di conseguenza. Innanzi tutto lo psicologo viene indicato come “personaggio nuovo”.
Certo Guzzanti non considera sufficientemente importante l’apertura nel 1971 di due facoltà di Laurea in Psicologia – a Padova e a Roma – che, fra l’altro – abbuonando esami e anni a già laureati – “sfornavano” i primi psicologi nel ’75-76. E forse gli è sfuggito che in quegli stessi anni veniva “varata” l’organizzazione dei CSZ, attuali USL, che prevedevano nel loro organico gli psicologi, fra l’altro anche per svolgere interventi psicoterapeutici. Dunque lo psicologo è una creatura recente.
E neppure un frutto di un “errore di programmazione poi riconosciuto” (da chi, vorrei sapere!). in più il nostro giornalista diffida dello “psicologo di stato” che “nutre un’avversione razzista nei confronti della psicoanalisi e delle discipline del profondo” e a cui però è stata data per legge la possibilità di diventare psicoterapeuta.Psicoanalisi e psicologia non sono la stessa cosa, e all’interno di ciascuna di esse esistono impostazioni teoricamente diverse. La psicoanalisi può contare su un’esperienza maggiore, e cioè più vecchia, ma non si può negare serietà ad una disciplina solo perché è “giovane”.
L’area psicologica-terapeutica attualmente ribolle di fermenti produttori di impostazioni tecniche tra loro diversificate che forse generano confusione, ma che indubbiamente indicano una grande rivalità.
Probabilmente fra alcuni anni di alcune di esse non si troverà più traccia. Ma la psicoanalisi ha attraversato un uguale momento. Non c’è, io credo, diversa dignità fra le due discipline. C’è diverso potere, inteso proprio come potenza, come peso esercitato nella nostra società.
Non c’è spazio per tutti. I disturbi psichici oggi sono  così frequenti, diffusi e mal tollerati da convincere chi ne è affetto all’uso di terapie appropriate. E neppure uno psicoanalista può sostenere che la sua tecnica sia adatta a qualsiasi tipo di utente, non solo per il tipo di disturbo, ma – soprattutto – per il tipo di cultura di riferimento, le abitudini di vita, il contesto circostante.
Dunque ben vengano altri tipi di tecnica.
Quanto al fatto che gli psicologi siano meno preparati degli psicoanalisti e vogliono esercitare la professione a caso, senza offrire le dovute garanzie ai pazienti… possiamo testimoniare che non è così. Chi avesse dei dubbi può consultare il primo Annuario degli Psicoterapeuti – edito a cura di questa testata – dal quale si può evincere che la formazione post-lauream è abbondante  e solida.
Certo, lo psicologo in training potrebbe essere un “cattivo studente” oppure non essere adatto alla professione di psicoterapeuta. Ma al di là del fatto che questo riguarda qualsiasi professione – compresa quella degli psicoanalisti, dei medici, degli avvocati, degli elettricisti, ecc. – nel caso del training c’è un’ulteriore sicurezza rappresentata dalla selezione che precede qualsiasi iniziativa formativa.
Se invece l’obiezione di qualcuno  riguardasse una presunta “non serietà” dell’impostazione teorico-tecnica del training, faccio notare che al suo nascere la psicoanalisi oggi tanto osannata ha incontrato le stesse difficoltà, come del resto qualsiasi tipo di innovazione.
In più, c’è un ulteriore elemento significativo. Pur consentendo che l’utente è in una situazione di inferiorità nei confronti del terapeuta, non si può considerarlo allo sbaraglio e  completamente indifeso. Ogni USL esercita direttamente la psicoterapia e ne garantisce la serietà. Inoltre può dare un elenco di professionisti privati seri e competenti. L’Ordine in preparazione sarà un’ulteriore garanzia in questo senso. Per quanto riguarda lo scegliere autonomamente un professionista cui affidarsi poi, i criteri adottati sono i più vari. Difficilmente in ogni caso, anche quando disgraziatamente un utente si imbatte in un incompetente, i danni subiti sono tali da essere preoccupanti, proprio perché la psicoterapia, come la psicoanalisi, ha bisogno di tempo per poter incidere effettivamente. Se ci riferiamo invece ai disonesti, rapinatori o altro, possiamo tranquillamente concludere che ne esistono in ogni professione e che sono comunque sempre da carcerare.
Un ultimo appunto: anche la mia personale osservazione mi fa pensare alle terapie psicologica e psicoanalitica come a due realtà al tramonto, anche se ovviamente, non immediato. In realtà questo accadrà anche grazie al contributo della psicologia che in questi anni ha cercato di introdurre un nuovo modo di affrontare la realtà prevenendo le situazioni di disagio anziché occupandosi solo della cura là dove esso era ormai diventato evidente.
Non è vero che gli psicologi non erano voluti dalla nostra società e dal mondo lavorativo, così come non si può sostenere che erano invece richiesti e ritenuti necessari computer e programmatori. L’evoluzione della cultura e della scienza ci hanno portato nell’attuale situazione. Con la sola differenza che i computer si vedono e si possono tenere sotto controllo – almeno apparentemente – mentre la consistenza del lavoro di uno psicologo è molto più fragile ed astratta. E poi, non si parla forse di un operatore che potrebbe “influenzare” il mondo, potendo dominare la vita e le scelte di altri suoi simili?
Io credo che molte delle polemiche attuali, soprattutto quelle fatte dai non addetti ai lavori, trovino una loro ragione di esistere nel fatto che questa professione è non solo sconosciuta nei suoi aspetti, ma anche temuta per le potenzialità che in essa esistono, e che paiono ingovernabili per il singolo cittadino.