STRESS: un ponte tra la mente e il corpo
Immagino che a tutto potesse pensare H. Selye nel 1926,
quando "ingenuo" studente di medicina si arrovellava sulla "sindrome
dell'essere ammalati", fuorchè a quello di poter contribuire in maniera
determinante a superare il misterioso "salto" tra la mente e il
corpo. Contributo che scaturirà dalla sua scoperta del fenomeno dello STRESS
avvenuta nel 1936 e dalle successive ridefinizioni teoriche sul fenomeno
che si sono succedute nel tempo fino ai giorni nostri.
Tenterò brevemente di spiegare in che modo ciò sia stato possibile. Ho sentito
affermare al Convegno di "Psicosomatica" di Lerici nel settembre
'95 da un eminente psicoanalista ortodosso ormai acuto, che è da ritenersi
oramai superato il dualismo psiche-soma.
Il geniale Groddeck già nel 1917 (data di inizio del carteggio con Freud)
non aveva alcun dubbio in proposito, anche se le sue "misticheggianti"
supposizioni non convincevano né i rappresentanti dell'ortodossia medica
né di quelli dell'ortodossia psicoanalitica.
Anche prima di Cartesio il corpo era UNO solo ma era corpo totalmente in
balia delle spirito (Divino o Diabolico). Come sappiamo il moderno affrancamento
del corpo dall'anima spirituale avviene con la gesuitica escogitazione di
Cartesio (1596-1650). Le conseguenze pratiche di questa "filosofica"
chiarificazione sono state del tutto evidenti. Il corpo dissacrato può essere
nuovamente oggetto di manipolazione della scienza. Scienza positivistica
del tempo che, anch'essa lo considera UNO, ma questa volta, in senso totalmente
materialistico.
Il duello fisicalistico del corpo permane immodificato per almeno duecento
anni: per tutto il Settecento "Secolo dei Lumi" e per quasi tutto
l'Ottocento.
Per tutto questo tempo rifioriscono le conoscenze anatomiche del corpo umano,
rese possibili dalla dissezione del cadavere (ancora oggi base e iniziazione
della professione medica) e sull'assunto scientifico deterministico. Principio
che pone il fuoco della sua attenzione sugli agenti aggressori e sulle lesioni
organiche interne. L'obbiettivo della Medicina dei primi del '900: estirpare
col bisturi organi infetti e malformati e disintegrare con disinfettanti
e con farmaci tutti i possibili microrganismi patogeni (funghi, muffe, bacilli,
ecc
); l'Igiene ha il compito di spazzarli via prima che si infiltrino
nel corpo e l'Infettivologia quello di annientarli nel caso si siano già
annidati in questo o quell'organo del corpo.
Disinfettante e Antibiotici, ecco le potenti armi della Medicina sempre
in voga.
In questa ottica il corpo umano è ancora considerato come "terreno"
inerte su cui necessariamente viene combattuta la guerra contro l'infiltrazione
nemica. I danni, analoghi a quelli dei bombardamenti a tappeto della seconda
guerra mondiale, sono inevitabili. Questa potentissima macchina bellica
della medicina si è però rivelata del tutto impotente nei confronti del
subdolo e pervicace VIRUS. Con la vittoria sul virus del vaiolo la medicina
scopre la possibilità di sollecitare, mediante vaccinazione, la reazione
naturale dell'organismo. Reazione non di poco conto rispetto alla filosofia
precedente che vedeva nel farmaco l'unico mezzo efficace per contrastare
la causa patogena e per la quale il "terreno" in cui si svolgeva
la battaglia non contava nulla.
Coinvolgimento totale di prospettiva che non modifica per nulla l'assunto
della medicina "scientifica", una causa (ovviamente organica),
un effetto (una malattia, fisica o psichica).
In questa ottica di casualità, leggi fisse e generalizzabili che governano
batteri e virus non c'era ancora posto per una reazione di difesa immunitaria
dell'organismo personalizzata.
Individuato l'agente patogeno esterno (es. il famigerato bacillo di Cock)
quale causa della malattia (tbc), infiltrato nel polmone del paziente, si
distrugge inoculando lo specifico antibiotico (la celeberrima Penicillina).
Mentre per sconfiggere l'indistruttibile virus si sollecita col il vaccino
la reazione distruttiva immunitaria propria dell'organismo.
La scoperta della vaccinazione, come sappiamo, è stata resa possibile dalla
semplice constatazione che c'erano dei mungitori di vacche sopravvissuti
alla contaminazione vaiolosa.
Già il monatto di manzoniana memoria che irride la peste avrebbe dovuto
far pensare alla possibile esistenza di spontanee efficaci reazioni immunitarie
individuali di fronte ai microorganismi patogeni.
Combinazione vuole, la notizia di questi giorni, che sia stato assegnato
il Nobel per la medicina a P. Doherty e R. Zinkernagel, pare proprio aver
messo in evidenza la Tipicità e non dunque la Generalità della risposta
immunitaria. Anche questa recentissima acquisizione non è cosa da poco ai
fini del ricongiungimento di corpo e mente.
Sempre per meglio capire, riprendiamo il discorso sulla medicina del corpo
oggetto, quindi anonimo, generalizzabile, il cui modello fisicalistico esclude
la mente identificandola totalmente con il cervello.
I tanti clamorosi successi ottenuti dalla medicina sulla base di questo
riduttivistico, eppure efficace modello, si sono decisamente dissolti sul
fronte della malattia mentale. È a questo clamoroso insuccesso della scienza
medica che si deve imputare la moderna frattura fra il corpo (soma) e il
mentale (conscio-inconscio), insita nell'opera di Breuer e Freud (1893)
sul sintomo somatico, quello isterico, tra i tanti, il più "effimero"
di tutti.
Sintomo che il medico dell'epoca considerava "simulato" dal bugiardo
paziente, in quanto non trovava "riscontro obbiettivo" a livello
neurofisiologico. Infatti, adeguatamente stimolato il falso cieco isterico
contraeva la pupilla, la finta paralitica presentava il riflesso rotuleo.
Per prova definitiva incontrovertibile sul tavolo anatomico il cadavere
dell'isterico non presentava nessuna lesione anatomica del cervello.
In base a tutto ciò, la Medicina scientifica, piuttosto che constatare l'inadeguatezza
del modello neurofisiologico a spiegare il disturbo (sostituendo il nuovo
dogma materialistico a quello spiritualista decaduto) non trovava altro
di meglio se non quello di "diagnosticare" la falsità del paziente.
Pochissime voci si dissociano dal coro del diniego ufficiale del sintomo
isterico. Valida per tutti quella di Charcot che pronunziò l'ormai famosa
frase: "ç'a ne l'empeche pas d'exister".
La pratica evidenza della remissione del sintomo isterico (cecità, paralisi,
ecc
) mediante "decodifica" psicoanalitica, rivela con certezza
un recondito legame tra sintomo somatico e apparato psichico, senza troppo
riuscire a indicare il meccanismo psiconeurofisiologico soggiacente. Non
poteva farlo certamente ancora una medicina che identificava grossolanamente
la mente col cervello. Autori che svolgono ricerche nell'ambito della psico-neuro-endocrino-immunologia
e sullo stress, in effetti continuano ad perversare nell'errore. Nulla importa
che ci sia una conoscenza più ampia del cervello e dei collegamenti esistenti
fra i vari sistemi un tempo ritenuti separati fra loro, quali il SNC-SNA
e Sistema Ormonale e Sistema Immunitario. Il fatto di riconoscere nel cervello
il centro coordinatore dell'organismo non è sufficiente per poterlo identificare
con la mente. Mente che nell'ottica olistica può influenzare il corpo e
viceversa.
Al di là del convincimento positivistico di Freud che anche la psicoanalisi
si fondasse su leggi deterministiche dell'universo, tuttavia, nel tentativo
di ricercare la causa "psicologica" del sintomo isterico, Freud
si trova ad adottare il metodo storico o, altrimenti detto, ideografico.
Metodo psicoanalitico che pone al centro del sua attenzione il vissuto emotivo
globale del soggetto nei confronti dell'evento scatenante. Vissuto emotivo
globale che era riuscito (prima di sublimarsi nell'onirico), a trovare una
sua aderenza al "corpo erogeno", ma non a quello fisico. Mentre
sul fronte del principio "una causa una malattia", sopola scoperta
dell'Edipo infantile, Freud compie una rilevante innovazione mettendo il
"complesso" (l'equivalente termine di sindrome) al posto della
"causa".
Le varie teorizzazioni psicoanalitiche successive, ma anche cognitivistiche,
hanno gettato luce sui più reconditi e sofisticati meccanismi della "scatola
nera". È in particolare nei concetti di immagine corporea, sé emotivo,
immaginario, immagine mentale, dialogo interiore, che si può cogliere l'evoluzione
complessa del modello psicologico del corpo, pronto ormai a integrarsi con
il modello fisio-neuro-endocrino-immunologico della medicina contemporanea.
La Psicologia moderna dopo un lungo travaglio durato almeno 150 anni è ora
in grado di integrarsi agevolmente con l'attuale modello fisio-neuro-endocrino-immunologico.
Dalla parte del modello organicistico l'aggancio con la "scatola nera"
della mente si è resa possibile fondamentalmente per il contributo di Selye.
La scoperta dello Stress comporta necessariamente la modifica dell'assunto
"una causa una malattia", che, semplificando al massimo, diventa
"tante cause, un'unica reazione globale dell'organismo".
Selye, nel 1936, ricercatore ancora inesperto, dopo aver constatato sui
ratti morti in seguito a somministrazioni di innocui estratti ovarici fortemente
inquinati da varie imputità, "un insieme inconfondibile di tre sintomi:
ulcere gastrointestinali, ingrossamento delle surreni, riduzione delle strutture
linfatiche, compreso il timo" (71), che dopo illuminante intuizione
definisce come "sindrome causata da vari fattori nocivi". Il notevole
sviluppo di questa geniale intuizione prenderà il nome di "Sindrome
da stress o sindrome generale di adattamento".
Questo è quanto basta per consentire di rivoluzionare al visione dell'ottocentesco
modello neurofisiologico del corpo e predisporlo in termini interattivi,
anche nei confronti dei fattori psicosociali e intrapsichici. Il Selye degli
anni '80 lo conferma pienamente: "Ho constatato che certi veleni non
sono di per sé nocivi, ma che il danno deriva dalla reazione che la PERSONA
(mia l'evidenziazione) mette in opera contro la loro azione".
Oggi possiamo dire con certezza che trattasi di " reazione PSICOFISIOLOGICA
globale dell'organismo umano" ad un qualunque tipo di aggressione (interna-esterna).
Scoperta che recupera l'antica concezione olistica del corpo da parte della
medicina moderna.
Reazione globale dell'organismo che ha tutte le caratteristiche per potersi
definire in altri termini: funzione comportamentale che esprime significatamente
un conscio o inconscio senso e intuizione. In definitiva, comportamento
che ha una sua finalità. Finalità di difesa individuale e della specie.
Molte sono le questioni da chiarire sui significati attribuiti allo stress
(27).
Istinto di sopravvivenza individuale quando si tratta di predare per il
cibo o di sfuggire al predatore (pulsione aggressivo-sessuale) di preservazione
della specie, quando si tratta di lottare all'interno del branco per assicurarsi
l'accoppiamento.
È infatti profondamente diverso il significato e le conseguenze somatiche
dell'atteggiamento dello stato d'allerta che sfocia nell'attacco, da quello
che sfocia nella fuga, così come di quello che sfocia nell'immobilismo,
che in termini umani si potrebbe tradurre con comportamento nevrotico, ma
non solo umano, come è stato dimostrato dalle nevrosi sperimentali indotte
negli animali. Ma per il chiarimento dello STRESS (effetti psicologici e
effetti somatici) sui reconditi meccanismi della "scatola nera",
giocoforza, ci si deve avvalere delle notevoli conoscenze acquisite dalle
scuole di psicologia che delle mente si sono specificatamente occupate.
Corpo riunificato dunque ma complesso.
Con piena consapevolezza che la componente psichica (soggettiva) permea
indissolubilmente e interamente il corpo organico (oggettivo).
Corpo riunificato ma assai più chimerico e sfuggente di quello fisico ben
tangibile e ben palpabile di fine Ottocento.
Eppure, corpo riunito tanto per la medicina che per la psicologia su cui
è possibile "incidere", nel bene o nel male, sia col gesto (bisturi
o spada), sia con l'emozione (gioia, rabbia, paura, tristezza), sia con
l'immagine mentale ( canale visivo e livello di pensiero figurativo-fantastico-immaginativo)
e il linguaggio interiore ( canale prevalentemente uditivo e livello di
pensiero, intuitivo, razionale, logico-matematico).
La prima teoria Freudiana individuava il trauma reale quale causa (incesto)
primaria di nevrosi, mentre con la seconda teorizzazione viene individuato
nel vissuto emotivo-fantastico (attuato o immaginato) la causa della nevrosi.
L'elemento che unisce le due teorie è nello choc emotivo. Ma nel primo caso
il vissuto emotivo viene messo in moto da fattori reale del mondo esterno
mentre nel secondo caso, l'emotività viene messa in moto dalla sola scena
immaginativa rappresentata nella mente.
In definitiva sembra essere l 'EMOZIONE l'anello di congiunzione che unisce
COMPORTAMENTO (osservabile dall'esterno) la MENTE (rappresentazioni mentali,
immaginativo-verbali, dinamismi di adattamento e difesa) analizzabile mediante
introspezione, rappresentazione figurativo-immaginativo-verbale e ORGANISMO
FISIO-NEURO-endocrino-IMMUNOLOGICO (funzioni dell'organo e apparati interni)
osservabili con tutta la strumentazione biotecnologica di cui è dotata la
medicina e la psicologia sperimentale. È ancora il fenomeno-vissuto EMOTIVO
che consente il possibile dialogo tra metodo ideografico (proprio del vissuto
soggettivo e metodo) e metodo nomotetico, proprio dell'osservazione del
comportamento (esterno-interno dell'organismo) mediante l'uso di strumenti
tecnologici atti a sondarlo in ogni sua più intima parte.
Ormai "la grande connessione tra psiche, sistema nervoso, sistema endocrino
e sistema immunitario", come la definisce F.Battaccioli (10) è una
verità scientifica assolutamente acquisita. Non resta, da un lato che divulgarla
e dall'altro per gli addetti ai lavori approfondirla in termini specialistici
interdisciplinari
Luigi Fasce Presidente AIRSAD-GE