Del Debbio e l’elogio dell’influencer

“Diritto e rovescio” di giovedi 6 febbraio ha fatto un gran servizio agli influencers, che sono apparsi come giganti del pensiero di fronte a nani del benpensantismo.

La trasmissione è iniziata con lo scandalo di una fanciulla che guadagna 700 euro in due ore postando sui social una sua foto. Secondo il pensiero becero è meglio che una ragazza guadagni 700 euro al mese lavando i pavimenti o raccogliendo i pomodori nelle praterie pugliesi.

Lo scandalo sui guadagni di certi influencers è poi montato come se questi fossero impiegati dello Stato strapagati. Secondo i filosofi di Del Debbio, i soldi che derivano dalla pubblicità degli influencers dovrebbero essere lasciati alle multinazionali che producono le merci o ai multimiliardari padroni del Social.

Il massimo è stato raggiunto quando è arrivata la domanda cruciale:”Che messaggio danno gli influencers?”. Come se la pubblicità televisiva fosse il luogo dell’educazione valoriale; come se “altissima, purissima, levissima” fosse un messaggio di etica cristiana; come se le marchette librarie che pullulano in tv fossero tutte opere di Dante o Rousseau; come se la bellissima o il bellissimo seminudi che ti invitano a comprare un profumo, fossero filosofi greci; come se “Uomini e donne” o “Non è la D’Urso” fossero programmi della scuola di Francoforte.