Lettera aperta alle organizzazioni del volontariato italiano
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Cari amici,
le ricerche condotte negli ultimi anni e la nostra stessa esperienza di volontari radicati nei diversi territori del nostro Paese ci dicono che il volontariato italiano attraversa una fase di profondo cambiamento e di crisi. Siamo convinti che tutte le crisi possano generare fermenti di cambiamento sociale ed essere momenti positivi. Per questo vogliamo condividere con voi alcune preoccupazioni ed alcune riflessioni, per contribuire a fare della Conferenza di Napoli un momento di crescita.
Non vogliamo dare l’impressione di essere maestri. Le stesse organizzazioni federate al Mo.V.I. vivono i cambiamenti, le contraddizioni ed i disagi di cui parliamo. Siamo insieme in ricerca, per rendere l’esperienza del volontariato più fedele a se stessa e più capace di operare per il cambiamento sociale del nostro Paese.
1. Confermando l’attualità della Carta dei Valori del Volontariato, siamo convinti che non abbiano perso valore (anzi, siano ancora fondamentali) le due connotazioni distintive del volontariato: la gratuità e la solidarietà. Sono i tratti della nostra identità che più chiariscono il nostro specifico ruolo nella società. Sono gli “strumenti operativi”, che ci consentono di perseguire – nel modo proprio del volontariato – gli obiettivi di inclusione sociale, giustizia, promozione umana, tutela dei beni comuni. Altre modalità sono ugualmente importanti, ma non sono le nostre!
2. Scegliere oggi la gratuità significa rinunciare a realizzare servizi sociali professionalizzati e complessi. Non perché questi non servano, anzi! Non spetta a noi farlo, è compito delle istituzioni e delle imprese sociali, che possono mettere in gioco risorse adeguate per pagare i professionisti e per dotarsi dell’organizzazione e delle attrezzature necessarie.
Il nostro servizio non si traduce nella logica dei servizi (che pensiamo il volontariato debba superare), ma si gioca nella dimensione delle relazioni umane, del radicamento, della costruzione delle reti comunitarie, dell’azione educativa e culturale, dell’esercizio della cittadinanza attiva. I servizi che da volontari possiamo curare, limitatamente ad una logica di sperimentazione o per rispondere ad emergenze sociali, sono quelli che discendono dalla lettura dei nuovi bisogni del territorio, senza comunque dimenticare di sollecitare la comunità, e in particolare i soggetti competenti, a farsene carico e a dare stabilità alle sperimentazioni che risultano adeguate. Servizi comunque leggeri e fondati sulla logica della condivisione, attenti alle persone e alle relazioni, flessibili e capaci di promuovere e valorizzare le realtà esistenti e attivare collaborazioni in rete sul territorio.
3. Per questo motivo, ribadiamo la scelta di non erogare mai rimborsi spese forfettari, di cui i volontari non hanno bisogno e che dappertutto – e soprattutto nel Sud – possono rappresentare forme di lavoro nero e incentivare prassi di illegalità.

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