VOLONTARI 2000 di Luciano Tavazza*

Le motivazioni al volontariato hanno tre radici nella cultura italiana, specie in quest’ultimo secolo: la tradizione di tipo borghese , che riteneva impegno morale dei "galantuomini " promuovere iniziative a tutela della povertà, del vagabondaggio, della emarginazione. La tradizione socialista, che in nome della libertà, della eguaglianza,della parità di opportunità, di un diffuso umanitarismo,vedeva necessaria la partecipazione della società civile alle battaglie per la liberazione delle classi deboli. La tradizione cattolica, che genera le sue scelte alla luce della fede e della testimonianza,sensibilità accentuatasi dopo il Concilio Vaticano II per l’impulso che la Chiesa ha dato alla lotta per la giustizia e per la liberazione dei popoli dalle condizioni di oppressione materiale e spirituale. Questi tre filoni si sono ritrovati a far sintesi nel testo della Costituzione, attraverso personaggi di rilievo militanti in tutte e tre le ariee. Capolavoro della definizione di solidarietà, principio di cui è pervaso tutto il testo della Costituzione, è certamente l’art. 3 in tutta la sua portata: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese". Usciamo così dall’ambiguità di false definizioni della solidarietà, riduttive e non capaci di creare il mutamento sociale di cui ha bisogno il nostro Paese. Naturalmente un conto è leggere la Costituzione, un conto e ben diverso vivere la Costituzione . Per viverla occorre un soggetto che potremmo definire "l’uomo solidale", cioè quell’adulto che, secondo il pensatore americano Erickson, ha cura di se,dell’altro e dell’ambiente. L’uomo solidale è dunque quel soggetto che vive nell’arco delle 24 ore con uno stile di cittadinanza attiva, cioè con un impegno ad esprimere in tutto lo svolgersi della giornata la sua attenzione, la sua sensibilità, il suo desiderio di essere utile alla comunità. Non può esistere infatti un volontario che non adempia anzitutto ai doveri di cittadinanza, che sono la radice comune in cui tutti ci ritroviamo. Costruire, con un progetto educativo, un cittadino solidale, questo è uno dei massimi impegni che oggi avverte il volontariato. Una volta adempiuti i doveri di cittadinanza con lealtà verso lo Stato e i concittadini, si può aggiungere il dono del volontariato, che è una libera scelta responsabile del soggetto, che nessuna legge può imporre, ma che nasce in base ad una opzione personale di servizio. Non è dunque concepibile un volontario che si rifugi nella sua associazione, che compia delle cosiddette "buone azioni" trascurando un preciso dovere verso la sua comunità: quello di essere anzitutto un sostenitore della efficienza e del funzionamento dello Stato. Le motivazioni al volontariato nascono da una conoscenza socio-politica del nostro Paese, che si specifica in situazioni regionali diverse, ma che complessivamente ci dà questo quadro: quaranta milioni di cittadini che fruiscono la pienezza dei diritti costituzionali e quindi conducono una vita dignitosa; nove milioni di poveri materiali; otto milioni circa di poveri relazionali. Dunque un complesso di circa diciassette milioni di cittadini di serie B, quelli appunto da liberare dalla loro condizione secondo il comma 2 dell’art.3 della Costituzione. Senza farsi illusioni, ma con grande realismo, il volontariato tende – insieme ad altre forze sociali – a cercare di restituire i diciassettemilioni di emarginati alla loro piena autonomia e al protagonismo nella gestione della loro avventura personale e familiare. Per farlo occorre rendersi ben conto di cosa voglia dire oggi fare un volontariato moderno ed esserne parte. Per essere veramente moderno il volontario deve assumere nel suo costume due dimensioni: la dimensione della testimonianza, che equivale a dire servizio concreto sul territorio in collaborazione con tutte le altre forze sociali esistenti; la dimensione politica, cioè capacità di esprimere la rappresentanza di coloro che non hanno fino ad ora avuto voce, che sono stati respinti dalla comunità, perché ritenuti nell’immaginario collettivo soggetti incapaci di produrre idee, ricchezza, amicizia, relazioni. (Isernia 17 gennaio 2000) *

Questo è probabilmente l'ultimo articolo pubblicato da L.Tavazza, prima della morte. L'abbamo inserito come manifesto di queste Pagine, non solo per onorare il lavoro più che ventennale di un uomo onesto e intelligente, ma per la lucidità del brano, che mostra come spesso i movimenti non sono all'altezza dei loro fondatori.

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