IL GRIDO DEGLI INNOCENTI (v.lettera al Presidente della Repubblica)

V. anche
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FASCICOLO DEI FALSI ABUSI SESSUALI SU MINORI
Fascicolo redatto dal genitore Vittorio Apolloni con il diritto di manifestare e diffondere liberamente il proprio pensiero (Art. 21 c. 1 della Costituzione)

PREFAZIONE

Il testo è stato redatto da un genitore che direttamente è venuto a conoscenza di numerose false accuse di abuso su minori, riscontrate in diverse città del nostro territorio. Quanto descritto si rivolge a tutti coloro che a vario titolo, anche per semplice curiosità o per l'influenza mediatica, si occupano o possono essere interessati al fenomeno della pedofilia, al fine di comprendere, quando non vi siano prove concrete, tangibili e circostanziate, come sia possibile essere accusati di abusi sessuali su minori da semplici fraintendimenti o da superficialità nelle valutazioni mediche e psicologiche Tutti noi non dobbiamo mai dimenticare, che per l'assenza di regole certe sul piano legislativo e psicologico, siamo costantemente esposti a una latente probabilità d'essere accusati ingiustamente di un presunto abuso, con la conseguenza estrema di vederci allontanare il proprio figlio o essere posti in carcere, anche, per un semplice gesto d'amore nei confronti di un bambino. In tutto questo fervore di attività e di sensibilizzazione è però mancata una voce che mettesse in guardia contro potenziali e continui errori di percorso e contro l'improvvisazione nell'intervento. In effetti, dall'analisi delle sentenze e dei procedimenti penali che si evince come sia facile essere accusati di pedofilia dagli stereotipi, che nella loro difesa dei minori commettono, nella realtà, abusi legalizzati sugli infanti, a tal punto da pervenire alla loro denudazione, pur di dimostrare l'avvenuto abuso. Per ciò il testo sottende alla finalità e all'intento di unire in forma sintetica il pensiero prevalente dei principi di base da adottare quando ci si occupa di bambini vittime di violenza e in particolare degli abusi sessuali all'infanzia. Il contenuto valorizza la demarcazione fra ciò che può essere lecito e ciò che non lo è, in quanto non esiste una linea comune di vedute o pensiero, sia sotto il profilo giudiziario e giuridico, sia fra gli operatori della salute mentale. E proprio dalla lettura di varie relazioni peritali è stato possibile sostanziare quanta differenza concettuale esiste su ogni presunto abuso sessuale e quanti pregiudizi e proprie impressioni del professionista prevalgono, a tal punto d'essere incurante che il suo pensiero contrasti con la letteratura scientifica e la ricerca. Fondamentalmente si è dinanzi a profili tutt'altro che comuni, in quanto la legge non definisce in modo appropriato cosa identifichi col termine "atti sessuali", i giudici, su delega di legge, hanno ampia discrezionalità e gli operatori della salute mentale non hanno una linea uniforme di pensiero, anche se a livello internazionale vi è stato il tentativo, senza successo, di formulare una definizione comune di violenza sessuale. Da questo quadro poco rassicurante dove tutti vogliono il bene comune dell'infanzia si ha come risultato che l'infante più delle volte viene "abusato legalmente o istituzionalmente" con continue sedute e interrogatori, sia che sia stato o meno abusato, e l'imputato o l'accusato non ha alcuna valenza se sia innocente, in quanto è comunque si voglia un reo per il processo mediatico, anche se viene dimostrata la sua estraneità ai fatti. Tutto ciò è la conseguenza di una assenza di linee condivise, sia sotto l'ottica legislativa, sia per il pensiero psicologico, ove tutto è lecito e tutto non lo è, in quanto un gesto di affetto o di accudimento può sottendere un abuso sessuale.

Sembrerebbe un paradosso, ma nella realtà è ciò che accade, proprio grazie agli stereotipi, agli incuranti dei codici deontologici, delle leggi naturali e prevedibili dell'evoluzione umana, a tal punto da considerare un bambino abusato quando cerca di baciare con la lingua o si tocca i genitali e altro ancora. In considerazione dell'impegno profuso per quasi due anni di ricerca, mi auguro per lo meno che il fascicolo venga letto e possa rappresentare un valido aiuto ogni qualvolta un soggetto si accinge a fare delle considerazioni o esprimere un pensiero e abbia la grazia e l'umiltà di confrontarsi, per non ricadere in errori già conclamati in precedenza.

Vittorio Apolloni, Moncalieri, 31 ottobre 2003

Rivolgo un doveroso ringraziamento a professori, psicologi, avvocati, giornalisti , associazioni e quant'altri hanno collaborato per la realizzazione del fascicolo esprimendo compiacimento e apprezzamento al contenuto. Nota: il presente fascicolo non è un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina di cui all'art. 1, c. 3 - legge n.62 del 7-3-2001

 

INDICE
Comportamento degli operatori 27 Danni iatrogeni 76
Premessa 4 La testimonianza 37 Bibliografia 78
Introduzione 7 La valutazione cognitiva 41 Carta di Noto del 7 luglio 2002 79
L'ignoranza sessuale 10 Le fonti di errore 52 Articoli Codice penale 83
Manifestazione della sessualità 15 La metodologia delle indagini peritali 64 Linee guida deontologiche psicologo forense 85
L'abuso infantile 20 La videoverbalizzazione o videoregistrazione 72 Delibera Ordine Nazionale Psicologi 89

Egregio Signor
Presidente della Repubblica
Dott. Carlo Azeglio Ciampi
Palazzo del Quirinale - 00187 ROMA

Oggetto: Il timore strisciante della pedofilia

Stimatissimo Presidente, giunto al termine di un lungo e complesso studio mirato alla comprensione del fenomeno della pedofilia in tutti i suoi aspetti sociali e giuridici, studio che ha preso avvio da dolorosi casi giudiziari, mi rivolgo dimessamente a Lei affinché prenda visione di quanto allegato, valutando l’opportunità di diffondere il messaggio elaborato sia alla Pubblica Opinione sia alle Istituzioni.

In Fede, Vittorio APOLLONI

IL TIMORE STRISCIANTE DELLA PEDOFILIA

Si osserva come il processo mediatico, che in particolari vicende di pedofilia affianca quasi sempre e in modo sommario quello giudiziario, a volte assolutamente disgiunto dalla realtà processuale, sia palesemente irriguardoso dei precetti costituzionali relativi al rispetto del contraddittorio e alla parità delle parti nella formazione della prova. Precetti che dovrebbero invece valere anche nel processo mediatico, dato che lo stesso da un lato produce effetti diretti facilmente intuibili, dall’altro provoca un forte condizionamento del tessuto sociale.

Nel merito della definizione del reato, occorre in primo luogo sostanziare che attualmente non vi è alcuna linea di riferimento nel determinare in cosa consista il vero abuso sessuale, che, a seconda dell’ottica di chi lo subisce, lo osserva, lo investiga, lo giudica, può assumere significati diversi e può essere ravvisato addirittura in una semplice carezza affettuosa. Non esistono studi sulla sessualità infantile che precisino i confini della normalità e dell’anormalità, di conseguenza persistono lacune incolmate nella definizione di “comportamento sessualizzato” del bambino.

La psicologia non fornisce elementi esaustivi nell’individuazione di reali episodi di pedofilia, ma semplici indicazioni, che raramente possono tradursi in certezze assolute. Anche segnali quali la resistenza, gli incubi, l’ansia, la paura possono essere soltanto dei disturbi e non sono segni inequivocabili sufficienti a discernere se trattasi di stress, gioco sessuale fra bambini o abuso.

La ricerca oggi indica che alcuni bambini, senza mai essere stati vittime di abuso di alcun tipo, disegnano i genitali alle figure umane e adottano comportamenti sessualmente allusivi con le bambole. Sono comportamenti naturali e prevedibili, che però spesso non vengono considerati tali dagli operatori della salute mentale, dimenticando che i bambini hanno una sessualità.

Capita poi che un genitore con una personalità ansiosa, timorosa o istrionica possa aver frainteso e suggestionato il bambino. Un’osservazione innocente o un comportamento neutro potrebbero essere sopravvalutati fino a diventare qualcosa di peggio e il genitore potrebbe inavvertitamente aver indotto il bambino a confermare questa interpretazione. Potrebbe anche accadere che un genitore, affetto da disturbi, concepisca una visione del mondo distorta e renda il bambino partecipe di essa, fino ad affermare e vivere una follia a due, in cui il bambino non può che arrendersi e accondiscendere alle aspettative del genitore. Infine un medico male informato o negligente potrebbe saltare alla conclusione che il bambino sia stato abusato, invece di considerare altre spiegazioni per le sue lesioni o i suoi disturbi.

Le fonti di errore più comuni nel lavoro degli specialisti, anche per spirito di corporativismo, sono connesse a pregiudizio o deformazione professionale (interpretano i dati in funzione delle informazioni che già possiedono e considerano probabile un evento più facilmente riconducibile alla loro esperienza), alla perseveranza nella credenza (quando ritengono vera una tesi la difendono dagli elementi discordanti che potrebbero intaccarla o sconfessarla), alla tendenza al verificazionismo (si limitano a cercare la prova che confermi 1’ipotesi formulata), alla sopravvalutazione del significato simbolico (intendono i dati di realtà non per ciò che sono, ma per ciò che sembrano rappresentare).

Analizzando i dati contenuti nei “Quaderni del Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza dell’Istituto degli Innocenti di Firenze dell’ottobre 2002”, si rileva che nell’anno 2001 le denunce per violenza sessuale in pregiudizio di minori, si badi bene, le denunce, non i casi accertati, sono state circa 220, pari al 3,8% delle violenze sessuali in genere e allo 0,007% dei fatti delittuosi complessivi registrati dagli Uffici di Procura, così come forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica. Se poi si procede a un’ulteriore classificazione, sempre nel contesto dei 220 casi, si rileva che il 95% di tutte le violenze sessuali avvengono nell’ambito familiare e il restante 5% fra quello scolastico e sociale.

Ciò dimostra che i casi di violenza sessuale ai danni di minori compiuti da soggetti all’esterno del nucleo familiare sono molto ridotti, in netto contrasto con l’informazione fornita da carta stampata e televisione, che tendono invece a dare maggiore risalto e interesse cronachistico a episodi di delitto sessuale compiuti da terzi. Sarebbe opportuno che i mass media, che sono un veicolo privilegiato di sensibilizzazione sociale, affrontassero finalmente l’argomento in maniera più adeguata e obiettiva, divulgando i dati reali così come emergono. L’impressione che il cittadino comune ricava sulla pedofilia dalla lettura dei giornali e dall’ascolto dei programmi televisivi è che il pedofilo può essere chiunque, nessuno escluso. La realtà ci dice che gran parte dei casi di abuso sessuale sui minori avvengono invece in seno alla famiglia.

Non basta emanare una legge a tutela dell’infanzia, occorre educare i genitori a relazionarsi in modo empatico con il bambino, informarli correttamente sui comportamenti naturali e prevedibili delle fasi evolutive, attuare efficaci politiche di sensibilizzazione per prevenire e contrastare sia i veri abusi, sia i falsi abusi (dovuti magari a denunce create ad arte), sia gli errori giudiziari (che comunque ledono l’integrità psico-fisica del bambino).

Quando il giudizio penale richiede il ricorso a conoscenze tecniche non possedute dagli operatori del diritto, è essenziale per gli organi giudicanti non appiattirsi sulle valutazioni del tecnico del settore, che non può essere trasformato in un comodo paravento per sottrarsi alla propria responsabilità, per quanto gravosa e drammatica, ma deve restare unicamente un collaboratore del giudice. Le sue valutazioni costituiscono solo uno degli elementi, mai il più importante, dei tanti da porre a fondamento del giudizio finale.

Nei tribunali sembra che le perizie in materia di abusi sessuali siano prerogativa degli psicologi, invece la realtà accademica consente la formazione di altre figure professionali, come quella del criminologo clinico, altrettanto competenti a fornire una consulenza tecnica.

Mi auguro che quanto esposto possa rappresentare il punto di partenza per un esame critico a tutto campo, necessario affinché il sospetto in tema di abuso all’infanzia cessi di essere quella sorta di “terra di nessuno”, dove imperversano maghi, fattucchieri e ciarlatani travestiti da esperti, che proiettano le proprie paure dell’ “uomo nero” sugli altri, vedendo esclusivamente ciò che cercano e costruendo carriere sulle disgrazie altrui. La società è affetta da questa nuova caccia alle streghe che è l’ipotesi di pedofilia: un problema generalizzato, una sorta di timore strisciante che assale tutti i genitori, una piaga sociale che incute ansia e paura talora eccessive.

Non tutti i fenomeni divengono problemi sociali, ad esempio non lo è diventato il maltrattamento degli anziani, che pure subiscono purtroppo tante e forse più violenze dei bambini. Si potrebbe pensare che la mobilitazione sociale si realizzi quando il problema assume dimensioni tali per cui è indispensabile intervenire, ma non è così. Un tempo i metodi di educazione dei bambini erano improntati a un’estrema severità, prevedendo anche percosse e umiliazioni, eppure il contesto socio-culturale era diverso. Quando aumenta la sensibilità sociale nei confronti di un fenomeno, la sua frequenza si amplifica, soprattutto se indefinito, si drammatizza e spettacolarizza, contemporaneamente alla diffusione di informazioni da parte dei mass media.

I reati di pedofilia devono essere sistematicamente perseguiti! I bambini devono essere tutelati da qualsiasi insidia, violenza e abuso! Ma non bisogna fare di ogni erba un fascio, occorre anche considerare il rovescio della medaglia e combattere i falsi abusi legalizzati.

Moncalieri, 31 marzo 2004