Discorso del Ministro all’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2005 (con dati sconcertanti) v. Relazione Procuratore Generale Cassazione

...............estratti da qui

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Certamente, in un sistema bipolare, non ci può essere posto per il consociativismo che ha caratterizzato negativamente tanta parte della storia della Repubblica e, da parte mia, riaffermo che sento profondamente, non solo il diritto, ma soprattutto il dovere, di portare avanti il programma di riforme presentato al popolo nel 2001.
Tutto ciò ha portato questo Ministro a raggiungere qualche primato.Il primo, certamente positivo, che per la prima volta nella storia della Repubblica è stata approvata in Parlamento la legge sull'Ordinamento Giudiziario dando seguito al dettato costituzionale. Come affermato dal Presidente Ciampi, in occasione del messaggio alle Camere dello scorso 16 dicembre: "La legge in esame - preordinata com'è a dare attuazione alla VII disposizione transitoria, primo comma, della Costituzione - rappresenta un atto normativo di grande rilievo costituzionale e di notevole complessità, come è confermato anche dalla ampiezza del dibattito cui ha dato luogo".
Ma è anche la prima volta, da quando esiste lo Stato italiano, che un singolo Ministro della Giustizia ha subito ben tre scioperi della magistratura..............

Soffermiamoci sulle risorse.


La spesa per la giustizia, in rapporto al bilancio dello Stato, è raddoppiata dal 1983 ad oggi, essendo passata dallo 0.78% del 1983 all'1.58% del 2005. Nel corso di questa legislatura siamo passati dall'1,3% del 2001 all'1,58% del 2005.
Se confrontiamo le risorse stanziate per la giustizia in rapporto al Pil, possiamo verificare che il rapporto è pari in Italia allo 0,5%, ed è in linea con quello degli altri paesi europei. Si spende infatti lo 0,46% del Pil in Olanda, lo 0.48% del Pil in Germania e lo 0.52% del Pil in Austria.
I Giudici Togati per 10.000 abitanti sono, in Italia, l'1,39 contro lo 0.91 della media europea. In totale i magistrati sono aumentati da 9.000 nel 1985 fino a 17.000 nel 2004.
Questi dati dimostrano pertanto che non è vero che l'Italia destìna risorse inadeguate alla giustizia. Esse sono in linea con quelle dei nostri partner europei.
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Nell'anno 2004 la Direzione Generale Beni e Servizi ha approvato sui fondi destinati all'edilizia giudiziaria comunale, ex Legge 388/2000, finanziamenti per un totale di 97.423.000 euro. Sottolineo che i fondi impegnati ammontano a 636 milioni di euro nel corso dell'attuale legislatura. A titolo di esempio, ricordo che nella passata legislatura sono stati impegnati in totale 434 milioni di euro.
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E' ovviamente vero e incontrovertibile che la durata dei processi è eccessiva e che c'è un enorme arretrato composto da 9 milioni di processi. Di fronte a questo problema possiamo assumere due diversi atteggiamenti mentali.
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E' soprattutto, negli anni che vanno dal 1980 al 1996, che si è accumulato il "debito pubblico giudiziario". Debito, che si è combattuto principalmente con un mezzo: l'amnistia. Dal 1970 al 1990 si sono succeduti 10 provvedimenti di amnistia che hanno cancellato centinaia di migliaia di processi. Senza peraltro risolvere alcun problema.
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Nel settore civile i processi arretrati sono passati da 4 milioni 868mila del 2000 a 4 milioni 378mila al 30 giugno 2004. I tempi medi sono passati per i tribunali civili da 1.529 giorni nel 2000 a 837 al 30 giugno 2004. E' sempre una durata eccessiva, ma vi è un nettissimo miglioramento. I tempi medi si sono quasi dimezzati.
Anche nel settore penale vi sono segnali di progresso. Nelle procure si è passati da 2milioni 600mila pendenze del 2000 a 2milioni 21mila al 30 giugno 2004, mentre per quanto riguarda la durata media, il panorama è variegato e si può definire stazionario.
Ricordo che i dati statistici ora illustrati si differenziano leggermente da quelli citati dal Procuratore Generale in quanto si riferiscono all'anno solare. Doverosamente i dati vanno disaggregati, mostrando in questo modo realtà più significative. La disaggregazione va effettuata sia per tipologia degli uffici sia per territorio. Infatti, nel settore civile, i dati positivi sono tutti attribuibili ai tribunali mentre, in difficoltà, si trovano i Giudici di Pace e, in crisi, le Corti d'Appello. Anche questo dato va disaggregato a livello geografico. Le differenze emergono in modo eclatante. Si va infatti dai 300 giorni per il tribunale civile di Trento agli oltre 1.500 per altre realtà.

Ciò significa che esistono enormi differenze di efficienza tra ufficio e ufficio. Ci sono realtà all'avanguardia in Europa e altre invece in grande sofferenza. Tra l'altro, questo dato smentisce l'affermazione che gli uffici piccoli siano meno efficienti. Il tribunale di Trento consta infatti di 20 magistrati giudicanti.
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Ad esempio, quelle per intercettazioni: 32.000 utenze intercettate per 165 milioni di euro nel 2001, 45.000 per 230 milioni di euro nel 2002 e oltre 77.000 per 255 milioni di euro nel 2003. Gli ultimi dati ci dicono che nel 2004 la spesa si stima prossima ai 300 milioni di euro.

Infine le norme.

Il corpus di norme relativamente alla giustizia è vecchio e non adeguato alle necessità odierne.
Già lo scorso anno ho sottolineato l'inerzia del legislatore repubblicano in materia di grandi riforme della Giustizia. A fronte di fortissime resistenze, anche di natura corporativa, non si è voluto o non si è potuto legiferare.

Ricordo il Diritto Societario, approvato con Regio Decreto 16 marzo 1942; il Codice di procedura Civile, approvato con Regio Decreto 28.10.1940; la Disciplina del fallimento, approvato con Regio Decreto 16.03.1942; il Codice Penale, approvato con Regio Decreto 19.10.1930; e l'Ordinamento Giudiziario, approvato con Regio Decreto 30.01.1941.
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Non ritengo questa la sede per polemiche di natura prettamente politica e quindi mi limiterò a qualche breve commento.Anzitutto alcuni dati di fatto.
La riforma, non solo è necessaria, ma addirittura doverosa, in quanto prevista dal capo VII delle disposizioni transitorie e finali dalla Costituzione. Essa è richiamata in ben tre articoli della Costituzione : 105, 106 e 108.Nessun Governo, nessun Parlamento della Repubblica, è mai riuscito a vararla.

LOTTA ALLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA
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Ricordo che le nuove norme sulla prescrizione previste dall'articolo 6 del DDL non riguardano, tra l'altro, i reati ex articolo 51 comma 3 bis codice di procedura penale; essa pertanto è pienamente in linea con gli indirizzi più recenti, tesi a perseguire severamente i reati più gravi, soprattutto quelli di criminalità organizzata. Rilevo che oggi peraltro si prescrivono oltre 200.000 reati all'anno, numero destinato, a legislazione vigente, ad aumentare.
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DETENUTI

Alla data del 31 dicembre 2004 erano presenti 56.068 detenuti distinti in 53.472 uomini e 2.596 donne (di cui 69 sono detenute con prole al seguito). Ricordo che a giugno 2001 essi ammontavano a 55.400 unità. Possiamo pertanto dire che il numero dei detenuti è sostanzialmente stazionario. Questo risultato è stato possibile soprattutto attraverso la legge Bossi Fini che consente l'espulsione dei detenuti stranieri condannati a meno di due anni di reclusione. Sino al settembre 2004 ne sono stati espulsi 2.193 contenendo così il numero a 17.816.

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Un dato significativo per misurare lo stato di disagio all'interno degli istituti è certamente la percentuale di suicidi rispetto alla popolazione penitenziaria. Essi sono passati da 69 nel 2001, con un tasso pari a 12,5 ogni 10.000 detenuti, a 52 del 2004 con un tasso pari a 9,2.
Questo significativo risultato è da ascriversi, da un lato, all'incessante opera di ristrutturazione dei penitenziari più vecchi ed obsoleti, ma soprattutto all'opera sempre più appassionata e professionale di tutti gli operatori che qui voglio pubblicamente ringraziare: direttori, personale amministrativo, agenti di polizia penitenziaria, medici e tutti coloro i quali operano in questa difficile realtà.