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“Il terzo continente”(di Barbara Martini)
In viaggio alla ricerca delle motivazioni, delle aspettative e dello stile di vita dell’ “Essere” Educatore professionale

PARTE SECONDA - La parola ai protagonisti: le interviste agli educatori professionali

Premessa alle interviste

Come ho già anticipato le interviste costituiscono a mio parere la parte più interessante e curiosa in questo lavoro sulle motivazioni, sulle aspettative e sullo stile di vita dell’educatore.                        

Questa seconda parte pratica sperimentale comprende  in un primo settore alcune definizioni date dagli educatori sul modo di percepire il proprio profilo professionale, fornite attraverso la compilazione di questionari.

Un secondo settore comprende le interviste vere e proprie agli educatori. Colpendo maggiormente per l’immediatezza e la forza espressiva che hanno le parole in un dialogo, le interviste, diversamente da una dichiarazione scritta, di solito molto ragionata e filtrata spesso dai comuni e condivisi criteri espressivi, rappresentano uno strumento privilegiato di ricerca.

 L’intervista ha il vantaggio di poter offrire una maggiore spontaneità d’intervento verbale, malgrado possano anche qui esistere freni inibitori d’espressione, spesso condeterminati dal clima che si instaura tra l’intervistatore e l’intervistato.

Infatti possono esserci principalmente due tipi “contaminazioni” sull’intervista: una riguarda la tensione che può avere l’intervistato nel fare attenzione a esprimere ciò che sia collettivamente condiviso rispetto ai contenuti, ciò che tutti si aspettano da lui, piuttosto che privilegiare il suo vero pensiero; dall’altra parte può sussistere la possibilità che l’intervistatore  influenzi inconsciamente, se non troppo attento, le risposte dell’intervistato con messaggi impliciti nel modo di porre le domande e nelle espressioni mimiche e verbali di consenso o meno. Sicuramente non ho applicato efficacemente le tecniche dell’intervista per creare il  clima più adatto alla stessa, ma  essendo questa la prima esperienza a riguardo ciò pare molto comprensibile.

Il tipo di metodo usato è quello dell’intervista a domande aperte: l’ho ritenuto il più adatto per quello che mi interessava conoscere, visto anche l’aspetto emotivo che privilegia questo tipo di argomento, al quale  questo tipo di domande ben si conformano.

La griglia delle domande dell’intervista è molto simile allo  schema della tesi: affronta il Passato, il Presente e il Futuro.

Si parte dal passato  dell’educatore intervistato, quindi tocca l’aspetto culturale ed emotivo della famiglia d’origine, poi affronta  il presente, la realtà che vive ora, i valori morali e spirituali propri, le gratificazioni e le difficoltà del momento, quindi le motivazioni di oggi e il proprio stile di vita; ed infine ci si proietta nel futuro, cioè nelle aspettative della propria immagine professionale e personale. Mi è piaciuto fare anche alcune domande strane, pittoresche, che sembrano apparentemente molto banali e insignificanti in relazione al contesto, ma che invece hanno il pregio di offrire, forse, le risposte più “incontaminate” nell’esprimere i propri stili artistici e culturali.

Alcune interviste sono state riportate nel testo solo in parte, perchè alcuni pezzi sono stati tagliati, questo non per giudizio di valore, ma per mancanza di tempo: ho avuto dei tempi molto stretti, per cui gli intervistati mi capiranno.

Le interviste essendo tutte anonime, hanno una firma anonima grafica: ogni educatore ha “firmato” la sua intervista con le proprie iniziali e il calco grafico  della propria mano, a significare comunque un segno della propria unicità.

Non ho ritenuto opportuno trarre delle conclusioni ufficiali e solenni al seguito delle interviste, che a mio parere non devono essere troppo commentate, anche perché non sono nemmeno conclusive ed esaustive sulla professionalità e sulla personalità. Esse, per li valore umanistico ed opinionistico che hanno e per il numero che sono, non possono costituire un’indagine statistica sulla categoria, ma rappresentano semplicemente un prezioso spaccato del vissuto degli educatori, che va colto per quello che è e non per quello che dovrebbe o potrebbe essere. Si può individuare solo un filo conduttore ideale che lega queste interviste (come ci ha suggerito la ricerca sociale), e che risiede nella constatazione che le proprie motivazioni e aspettative professionali e personali sono molto forti ed  effettivamente legate ai nostri vissuti personali, ai nostri per così dire mandati familiari, legate ai nostri punti di forza così pure ai nostri punti deboli, e al concetto di cura di noi stessi che abbiamo.

Gli educatori hanno forti valori morali e spirituali, sono persone particolarmente attente e sensibili al mondo circostante in cui si trovano a vivere ed è proprio su questi valori e questa sensibilità che hanno deciso di investire la propria professione, consapevoli dei loro limiti, ma fiduciosi nella possibilità di un cambiamento positivo della realtà che hanno attorno; sono riflessivi, tenaci e realisti. Evolvono insieme al proprio lavoro, che rappresenta una parte rilevante della loro vita; hanno cari i propri sogni per il futuro, sono riconoscenti verso gli altri e individuano nella ricchezza umana di rapporti che vivono, la più forte motivazione, e allo stesso tempo gratificazione, della loro professione. Si presentano come una categoria interessantissima per ciò che esprimono e fanno, ma anche anomala se pensiamo ancora allo scarso riconoscimento, sociale e retributivo  di questa figura, che opera in un settore faticoso, considerato ancora da molti come un lavoro “sporco” da cui prendere le distanze. In loro si può notare una equilibrata e sana congiunzione tra passato e presente, tra quello che è il proprio passato famigliare e storico e la realtà del presente, proiettati speranzosi e fiduciosi, con molto entusiasmo, verso il futuro.

Anche su questa parte pratica sperimentale, l’obiettivo è uno spunto riflessivo tra la ricerca scientifica e l’esperienza  del vissuto personale.

1. Come alcuni insegnanti addetti alla formazione percepiscono il profilo professionale dell’Educatore

Sapere: conoscere giochi, tecniche di animazione, drammatizzazione; conoscenze teoriche riguardanti: i servizi ed il loro funzionamento; i destinatari dei servizi

Intervista n. 1

(Educatrice di una Comunità Terapeutica per minori e tossicodipendenti)

D. Quanti anni hai?

R. 41

Sei sposata?

 

 Quanti figli hai?

 3

 Segno zodiacale?

 Sagittario

 Qual’è stata la tua formazione scolastica?

 Ho fatto Ragioneria e due anni di Economia e Commercio.

 Hai fatto della formazione per questo lavoro?

 Ho fatto tre anni di formazione al Consultorio di Rimini, frequentando un corso sulla Famiglia.

 Attualmente frequenti corsi di formazione?

 Sì, un corso organizzato dalla nostra Comunità e il Consultorio di Rimini, un corso di formazione per operatori  del sociale.

Ritieni che la formazione sia utile alla tua professione?

Sì, molto. Quello che ho fatto a Rimini: ho capito di come si lavora sull’aspetto psicologico, mi ha fatto capire cosa vuol dire chiedersi sempre cosa c’è dietro, che ad una domanda no si risponde sempre con una risposta, ma bisogna capire perchè la domanda è stata fatta.

Da quanto tempo fai questo lavoro?

Da sei anni.

Come è nata la scelta di questa professione?

Mi è stato proposto questo lavoro dal direttore della Comunità che è mio amico, e che sapeva che io avevo  savoir-faire con i ragazzi, anche se io non me ne ero mai resa conto, avevo una inclinazione per questo lavoro educativo; anche se lavorare con i minorenni devianti, la cosa cambia un po’. La proposta mi è stata fatta in un momento particolare della mia vita, e io mi sono sentita di rispondere, mi sembrava di avere le motivazioni, le energie giuste per poterlo fare in quel momento lì. E’ come se fosse stato un segno. Precedentemente avevo lasciato l’università e mi chiedevo cosa fare o non fare, ero in un  momento in cui non lavoravo, per cui ho raccolto la proposta. Sì è stato un segno.

Avevi svolto altre professioni prima di questa?

Sì, ho fatto la ragioniera.

Sei contenta della scelta di questo lavoro?

Sì, molto... E’ molto faticoso però sono contenta.

Quali sono a tuo parere le caratteristiche, positive e negative, di questo lavoro?

Per le caratteristiche positive: questo è un lavoro che ti rimette sempre in discussione, non sei mai tranquilla, ti accorgi che devi sempre correggere qualcosa di te, devi sempre riguardarti,  questo è positivo perchè sei sempre in movimento, hai la possibilità di cambiare ancora; è uno stimolo, questo lavoro ne offre molti. Sei sotto gli occhi di tutti, questo mette in luce anche i tuoi difetti  nel gruppo  operativo emergono “gioie e dolori” di tutti non solo dei ragazzi.

 Da una parte è stimolante, perchè sai che ti devi correggere, dall’altra invece è più dura perchè è sempre implicata la tua persona. Non è un lavoro come quello impiegatizio, dove  ti è richiesto solo di tenere, chessò, la contabilità, qui è diverso, qui  ci sei tu con la tua persona, si guarda a come reagisci di fronte alle cose, se sai dire  dei “No”, perchè in questo lavoro devi sapere dire dei “No”. Ci sono degli interventi da fare sul momento che non possono essere pensati prima e che ti colgono di sorpresa, molti vanno inventati.

 Ad esempio, è ancora famosa tra i miei colleghi una storia successa due o tre anni fa:  io ho messo questa ragazza della comunità con la testa sotto l’acqua ed era inverno, questa cosa è  rimasta impressa a tutti: io ero arrabbiatissima, non sapevo che cosa fare, così ho preso la ragazza e gli ho messo la testa sotto l’acqua della fontana. Io lo ricordo positivamente questo episodio, perchè ci sono delle cose, per cui se tu ti esprimi per quello che sei, le fai e magari vanno bene anche se non sono bellissime, si adattano a quella situazione lì, non so come dire...Il bello e il brutto è difficile da scindere in parti uguali: dove c’è il bello c’è anche il brutto. Quindi la caratteristica positiva la si vive maturando. I primi  tre anni sono stati durissimi, perchè ho capito che dovevo lasciare delle parti aggressive di me a casa, perchè qui non servivano, ce n’era già tanta di aggressività qui e non serviva la mia, quindi nei primi tempi ho fatto molta fatica per dividere e separare quello che era il lavoro  dalla vita di casa.

 Adesso che sono più in pace mi sembra che questi “imput”, la bellezza di questi imput, li possa utilizzare per una maturazione. Io adesso posso utilizzare i miei imput per me, non so come spiegarla questa cosa, sento che sto diventando più ferma come persona, più calma, più riflessiva , so pensare di più alle cose; mentre prima venivo continuamente messa in discussione, e non andava mai bene quello che facevo, anche adesso sbaglio, ma adesso posso lavorare molto di più sui sentimenti che ho, sulle intuizioni: se cogliere o non cogliere, ho una maggiore capacità d’introspezione, senza troppo  mettermi troppo in discussione, perchè a lungo andare diventa drammatico e non ne puoi più.

Cosa ti gratifica di più nella professione di educatore?

Dunque... la cosa che mi piace moltissimo è vedere se ho visto giusto sulle cose, se le ho agite, dette; in sei anni di lavoro uno mette dentro di sè tante situazioni, e mi piace la capacità di prevedere, l’intuizione che mi dice che andrà così, anche se poi non l’ho fatto: Fin da quando ero piccola mi piaceva molto avere una lungimiranza sulle cose, allora non avevo gli strumenti, ora è come se li avessi, questo mi piace moltissimo. Poi mi piace dentro questo il fatto che cos’ì capisci di più gli altri e te stesso, cioè per cui l’altro non più uno con degli aspetti deboli, di imbranataggine, l’altro è una persona con quegli aspetti , per cui non hai bisogno di censurarglieli, possono andare bene insieme ai tuo, insieme a quelli di altri. La tendenza è quella di censurare, quello che fa l’altro non è sbagliato in assoluto, possiamo conviverci insieme...insieme correggere il “tiro”... Forse questo in un lavoro di contabilità non si può fare, in un lavoro educativo sì, valorizzi tutte le parti e le integri.

Cosa invece ti mette più in difficoltà?

Mi mette in difficoltà la fatica di questo lavoro: si fa una fatica “da matti”. Io sono una persona che pensa molto e quando vado in assemblea con i ragazzi ci metto venti minuti per carburare, per riuscire a parlare, magari i ragazzi non si accorgeranno di nulla, ma io faccio una fatica enorme. Qui devi capire cosa serve alla persona che hai di fronte e ci metti del tempo per farlo, sento che sono lenta, ci vuole del tempo, e io lo vivo come un limite, la risposta pronta non ce l’ho mai. In un lavoro così profondo forse è normale...adesso, capisco perchè gli psicologi parlano così lentamente, perchè intanto pensano.

L’altra cosa faticosa è accettare... ad esempio questi ragazzi così testoni, così maleducati hanno bisogno di tanta pazienza, tanta accoglienza, hanno torto marcio si risolverebbe molto più in fretta con uno “scupazzo” se fossero tuoi figli, ma anche se lo fossero sono troppo grandi, e allora bisogna lavorare piano piano e anche questo mi costa una grande fatica. Accettare così in pieno la parte negativa è faticosissimo. Prima li devi abbracciare fino in fondo, se non lo fai non vengono con te.

Quando pensi ad un educatore, cosa ti viene in mente?

Penso ad uno che mette le mani dove di solito gli altri hanno un po’ di ribrezzo, ma non perchè non potrebbero, ma perchè non lo fanno. L’educatore fa questo. La caratteristica  che deve avere è la duttilità, farsi tirare da tutte le parti come una gomma da masticare, avendo un nucleo centrale fermo, fermissimo, che è la propria motivazione personale e poi lo scopo che deve raggiungere con gli altri. Se non ci fosse questa duttilità in una Comunità piena di regole gli educatori “morirebbero”. Come un elastico che viene tirato ma che torna sempre nel punto di origine.

Come si arriva a ciò che mi hai detto, secondo te, tramite l’esperienza, la formazione o cos’altro?

L’esperienza è la prima, ti permette di mettere dentro di te tante piccole informazioni, dopo ti accorgi che ritornano fuori colo tempo e unite alla formazione fanno si che tu prenda una posizione. L’esperienza in Comunità è la vita insieme, se pensi a tutto il tempo che passiamo, è la vita vissuta momento per momento.

Dove tu con l’educazione non  arrivi o ti fermi, perchè più di così non ce la fai, allora a quel punto la formazione ti offre un aiuto. Come un po’ d’ossigeno è la formazione, perchè a volte ci sono delle strutture antichissime nei ragazzi  che sono comprensibili solo con l’intervento della formazione e della supervisione che affrontano in profondità questi aspetti.

Cosa rappresenta per te, nella tua professione, il lavoro di gruppo con i colleghi?

Dandosi una mano è tutto più semplice, il gruppo è fondamentale, dove non arrivi tu c’è l’altro che ti aiuta. Andiamo d’accordo, e questo è importante per lavorare bene.

Quali sono per te i fattori più stressanti del lavoro?

Io vado a periodi...E’ stressante per me parlare in assemblea con i ragazzi, anche se non sembra, so offrire una vicinanza, però le parole mi costano, come se le dovessi partorire. Poi è stressante la malattia dei ragazzi, intesa come depressione, nevrosi, un male di vivere radicato profondo che va oltre il problema della tossicodipendenza. Io non sono un terapeuta e quando un ragazzo si muove in un malessere così è difficile lavorare, l’utenza sta cambiando in questo senso, è più grande. Da una parte sono curiosa di conoscere i problemi dei ragazzi dall’altra questa è una fatica che “ammazza”.

Se hai vissuto l’esperienza del burn-out, che stategie hai adottato per affrontarlo?

Sì, l’ho vissuta...ho fatto un figlio (battuta). Prima di  incasinarmi la vita con il “pathos” che proviene dai casi, cerco di tutelare i miei spazi personali lasciando fuori dalla porta i  problemi del lavoro. E’ importante fare altre cose, appartenere ad altri contesti, fare delle letture diverse da quelle del lavoro.

Un altra cosa importante sono i turni di lavoro, non vorrei passare da lavativa, questo non l’ho mai detto con i  miei colleghi, ma per il lavoro che svolgiamo ogni tre mesi uno dovrebbe stare a casa una settimana in proporzione, io la penso  così, è un problema di ossigenazione mentale, per staccare bene dal lavoro.

Hai delle preferenze rispetto al tipo di utenza?

No, questa utenza (minori, tossicodipendenti), mi va bene. Anche se l’utenza è cambiata molto e una volta gli incontri con i ragazzi erano più ampi, si poteva parlare di tutto tenendo presente la realtà. Ora i nostri incontri sono quasi tutti di tipo comportamentale, e i ragazzi sono molto più aggressivi, sembra che non “sbollano” mai.

Puoi raccontarmi un episodio significativo della tua esperienza di educatrice, che sia  positivo o negativo non è importante, un episodio che ti ha particolarmente colpito?

Ce ne sono tanti...fammi pensare, domani mi ricorderò sicuramente una cosa carinissima...ma ora... posso dire un aspetto che ho trovato in più con alcuni, ma solo con alcuni , nasce un affetto, un’amicizia così profonda, così particolare che  tu  questi ragazzi qui continui a portarteli dentro nel tempo e negli anni, ti vengono in mente, vuoi sapere come stanno, hanno tanto insistito per farsi adottare, che mi colpisce che sia solo con alcuni, secondo me anche per un fatto epidermico, e l’altro per la quantità di sangue che hai versato per loro.

Che stile di rapporto hai con i ragazzi, materno, fraterno, paterno o altro?

Il mio stile è sicuramente  materno.

Se improvvisamente, nella fantasia, non ci fosse più bisogno degli educatori, che altro tipo di lavoro faresti?

La cuoca, mi piacerebbe molto, è molto creativo, anche questo ha uno stile materno. Mi piace la materia da trasformare, quindi cucinare me lo permette, non so se riuscirei a farlo nella realtà, ma mi piacerebbe molto. Trasformare la materia in altro mi affascina molto.

Come è composta la tua famiglia d’origine?

E’ composta da mio padre falegname, mia sorella che fa la burattinaia, adesso fa l’insegnante di sostegno, mio zio è pittore e mia madre ha sempre fatto la “normale grazie a Dio. Tutti creativi in famiglia.

Che tipo di rapporto hai con loro?

Un rapporto normale, senza chissà quale amicizia che va tanto di moda adesso, perchè i genitori comunque le cose te le passano, il rapporto con loro l’ho riscoperto dopo i 25 anni, rapporto positivo senza chissà quali cose: mi hanno cresciuto ecco. Io posso dire che hanno fatto anche degli errori con me, se mi seguivano  di più forse avrei finito la scuola, sono stata sempre una testa calda... rapporto tranquillo, bello, io gli sono molto riconoscente...molto.

Con mia sorella c’è stato un rapporto più tribolato per via delle coccole...solite cose, gli errori dei genitori ci sono come io li farò con i miei,: Loro sono contenti del lavoro che faccio, ho imparato molto da qui...mi appoggiano e mi sostengono.

Nella tua famiglia c’è stata la necessità di seguire qualcuno che viveva una situazione problematica, sofferente, un disagio, in maniera particolare?

E’ stata sempre mia madre, è famosa tra i parenti, avrò preso da lei!! Lei si è sempre occupata di chi stava male per vari motivi. Quando c’è un casino c’è sempre mia madre nel mezzo. E’ molto generosa con tutti.

Come impieghi il tuo tempo libero?

Ci piace, a me e a mio marito, andare in barca, fare le vacanze, specie dove c’è il mare.

Appartieni a qualche gruppo (di qualsiasi natura)?

Io appartengo a Comunione e Liberazione, lì ho i miei amici, sono molto libera e frequento anche altro se voglio...è un bello stacco questo dal lavoro.

In che cosa credi tu, quali sono i tuoi valori?

Essendo cattolica la cosa in cui credo di più è che Gesù Cristo è presente    qui ed ora, e questo è anche una bella motivazione per me, poi da qui  emergono altre categorie, sono motivata da questa base cattolica, a fare altro, anche se battaglio è come se io avessi la strada per amare: riguarda me: io mi confronto da quel punto di riferimento è come se io fossi in pace sul fatto che è possibile accogliersi, volersi bene.

Qual’è la tua Leggenda Personale?

Penso di averla trovata in quello che faccio , la mia famiglia, il mio lavoro, quello che vivo.

Il tuo libro preferito, o che ti rappresenta?

“Si può vivere così” di Don Giussani. Mi rispecchia molto.

Qual’è il tuo animale preferito, o a quale ti paragoneresti?

Il cane, perchè mi piace molto, ma non mi paragonerei a lui.

L’albero preferito?

Quello dipinto da Mondrian.

Il film?

Film divertenti perchè voglio rilassarmi. Un film a episodi che non ricordo...

Personaggio pubblico?

Paolo Conte.

Il tuo colore preferito’

Il giallo sicuramente.

Vuoi aggiungere qualcosa all’intervista, una domanda che  avresti voluto ti facessi ad esempio?

Non ho il tempo per pensarci...

Intervista n.2

(Educatore di una  Comunità per minori e tossicodipendenti)

Quanti anni hai?

30

Sei sposato?

No

Figli?

Nessuno.

Segno zodiacale?

Vergine

Qual’è stata la tua formazione scolastica?

Si può dire che è l’ultima strada  professionale che is può immaginare ascoltando un operatore. Io sarei un Direttore d’Albergo, ho lavorato in albergo per un po’ di anni, poi ci sono stati episodi che mi hanno fatto cambiare rotta completamente. Quando ho deciso di essere obiettore di coscienza ho sentito il desiderio di fare altro. Sono dieci anni che faccio questo lavoro.

Puoi spiegarmi meglio cosa ti ha fatto scegliere questo lavoro?

Ancora adesso me lo chiedo, quali sono stati i fattori determinanti, forse un incontro con realtà, durante il servizio civile, diverse che avevo sempre visto solo in televisione. Ho iniziato nel settore dell’handicap, mi interessava tutto quello che riguardava i ragazzi. E’ ancora una domanda aperta per me... sono fiero comunque di essere arrivato in questa Comunità

Mio padre mi  chiedeva di definirmi sotto l’aspetto professionale, e io gli dicevo...sì...sì, ho cambiato 2 cooperative in un anno e mezzo, mi sono  sperimentato molto fuori e ora sono contento di essere qui dopo aver fatto esperienze diverse. Mio padre diceva che col mio settore alberghiero avrei guadagnato di più, quindi mi chiedeva perchè proprio questo lavoro... io gli dissi che volevo fare invece l’operatore sociale. Poi, piano, mi sono definito anche in questo settore, divertendomi pure con stimoli e obiettivi validi  per andare avanti.

Hai fatto altra formazione, corsi , aggiornamenti per questo lavoro?

Sì, diversi, specie con il Comune della città. Sono importantissimi questi corsi, la formazione in genere, specie per me che vengo da altro settore.

Che posto dai all’esperienza e alla formazione nel tuo lavoro?

Io cerco di essere il più umile possibile, di fronte ad una teoria, che poi piano  sto sviluppando. Con l’esperienza, a livello pratico concreto, mi rendo conto che non si finisce mai di imparare. Non voglio togliere nulla a quelli che  passano prima da una formazione teorica per fare questo lavoro, ma per me la cosa  più importante è stata l’esperienza fatta in sede... il campo  d’intervento è sempre il più significativo. Se non ti sporchi le mani come puoi dire o capire certe cose?

Quali sono le caratteristiche di questo lavoro, positive o negative?

Positive sono: una grande ricchezza che accumuli a livello umano, tutte le altre sono conseguenti; per il lato negativo...non ti puoi permettere di “abbassare la guardia”, devi dare sempre, anche se a volte non hai avuto delle buone giornate, devi dare sempre il massimo...

Cos’è che ti gratifica di più in questo lavoro?

Il rivedere alcuni ragazzi che ti vengono a trovare con il sorriso, vederli stare bene, e poi il genitore che  ti telefona e  ti dice che le cose vanno bene, ti ringrazia per quello che hai fatto tu e la Comunità,  sembrano luoghi comuni lo so... in genere rivedere loro come si muovono...

Le cose che ti mettono più in difficoltà invece?

Il rendermi conto che in quella  determinata circostanza mi sento limitato, so che non posso dare  come vorrei e  questo mi provoca sofferenza.

Rispetto a questo, quali caratteristiche a tuo parere deve avere un educatore?

Pazienza sicuramente e coinvolgimento, fra virgolette, poi molta passione. Passione, “coinvolgimento” e pazienza.

In questa professione i tuoi colleghi che ruolo hanno?

Io prendo tutti come riferimento, indipendentemente da quanti anni lavorano qui, perchè credo che non si finisca mai d’imparare, di crescere. Se reputo che  in quel momento un collega ha fatto una cosa giusta  e io non ci ero arrivato, mi dico che devo imparare, perchè  posso fare anch’io cos’ì. Tutti sono  importanti: ci si compensa, ci si aiuta, collaborazione estrema, confronto tantissimo, dovrebbero esserci almeno due momenti alla settimana per il gruppo operativo.

I fattori più stressanti invece?

Ci sono periodi stressanti non legati a episodi particolari, varie cose possono definire questo stress: elementi interni ed  esterni; l’importante è che non ci si chiuda, e che si chieda aiuto, non bisogna pensare che passi da solo lo stress in questo ambito.

Hai mai vissuto un perido di burn-out?

No, io cerco di scaricare il massimo  fuori di qui, poi mi confronto con il direttore, gli altri...

Ci sono dei bisogni particolari che senti rispetto  questa professione e che ancora non hai soddisfatto?

No: i turni sono buoni, il bello di questo lavoro è che hai dei giorni liberi durante la settimana, il brutto è quello di lavorare a volte durante i festivi... a me va bene...

Come ti poni rispetto al dolore e alla sofferenza di chi incontri in questo lavoro?

Dunque... mi pongo in una posizione di ascolto, rispetto  a tutte  le situazioni, c’è ascolto , ma non compassione...

Ma  a te emotivamente  cosa suscita, cosa crea?

Gradualmente c’è stato un distacco , qui è una cosa, fuori è un’altra, i primi tempi non riuscivo a staccare ora sì, ho un distacco razionale.

Hai delle preferenze rispetto al tipo di utenza?

No... ma questo settore lo trovo più stimolante di altri.

Puoi raccontarmi un episodio significativo della tua esperienza di educatore?

Anni fa un ragazzo molto duro, molto violento e rissoso, è cambiato gradualmente: creava all’inizio difficoltà nel gruppo, cercava molto il contatto fisico, poi pazientemente ho iniziato ad anticiparlo, saltandogli addosso io come faceva lui, così se prima non c’era un rapporto particolare, magari prevalentemente legato alle regole, col tempo si è aperto un gran spiraglio e poi  mi ha scelto come l’operatore che preferiva insieme ad un altro.

Sono dovuto cambiare io di fronte a questa cosa. A mio parere è molto importante il contatto fisico con i ragazzi, riesci a comunicare molto. E’ rischioso questo contatto... per ora ne è valsa  la pena.

Con quale stile ti poni verso i ragazzi (fraterno, materno, paterno o altro)?

Penso di aver acquisito lo stile che mi è più congeniale, cerco di ridere e scherzare, ritengo sia opportuno sdrammatizzare le situazioni, spesso, ma in alcuni momenti come in assemblea con i ragazzi esigo la massima serietà. Lo dico spesso con loro: se inizio io a scherzare va bene, se iniziano loro smettono subito perchè esigo serietà in quello che si fa nel momento. Penso anche questo, che la serietà sia saper mettere un  limite alle cose.

I ragazzi lo capiscono ... Ho stili e approcci diversi  secondo le necessità che emergono..., privilegio l’approccio fisico: è rassicurante una persona che ti abbraccia.

Se improvvisamente, per assurdo, non ci fosse più bisogno degli educatori, che faresti?

Se il settore cambierà io mi dovrò adeguare...

Com’è composta la tua famiglia d’origine?

Mio padre, mia madre e ho due fratelli maggiori.

Cosa dicono della tua scelta, sono contenti?

Alla fine del mio iter lavorativo, ora, sono contenti. Sanno che lo sono io. Mio  fratello è stato un riferimento paterno perchè mio padre lavorava fino a tardi, con mia sorella giocavo. Mio padre è come mio fratello, o meglio, mio fratello è come mio padre: quando avevo 15 anni si interessava a me  ma... mio padre è sempre stato il tipo che si faceva il “mazzo” per  portare a casa lo stipendio e mantenere la famiglia. La figura più presente è stata quella di mia madre.

Qualcuno della tua famiglia si è mai occupato della sofferenza e del disagio altrui, in una occasione particolare, di un parente ad esempio?

Sì, tra mia sorella e suo marito ci sono stati dei problemi. Questo aveva creato scompiglio e mia madre si è occupata della cosa.

Come impieghi il tuo tempo libero?

Ho diversi amici, di diverse compagnie; ci si trova anche tra colleghi e  frequento gli amici del gruppo parrocchiale.

Che aspettative hai da questo lavoro?

Va bene così... crescere nel lavoro...

Quali sono i tuoi valori, in che cosa credi?

La famiglia; credo in Dio, valore essenziale;... Dio, la famiglia e l’amore vero... lo devo ancora capire bene l’amore vero, di che pasta sia fatto... queste tre cose sicuramente...

Hai realizzato la tua Leggenda Personale?

Penso che questa sia la mia  strada...

Il tuo libro preferito?

I libri classici, greci e latini e  quelli dell’ottocento, i preferiti sono: Socrate, Voltaire (Candido), e le poesie di Baudleaire (I fiori del male).

L’animale preferito, o  al quale ti paragoneresti nelle  caratteristiche?

Mi piace il cavallo.

Un albero invece?

Mi piacciono tanto le quercie.

Un film?

Mi ha impressionato Pulp Fiction; anche certi film di Nanni Moretti: Caro diario, La seconda volta, e altri, Bianca, Nanni Moretti è il mio preferito.

Il personaggio pubblico?

Mi piace D’alema:per me è il tipico animale politico, anche se non condivido certe posizioni, riconosco  che ci sa fare.

Il colore preferito?

Il blu e il nero, colori scuri insomma.

Come ti sei sentito durante l’intervista?

Mi sono sentito a mio agio.

Ho dimenticato di  chiederti qualcosa, che magari vorresti aggiungere a tuo parere?

No... va benissimo così...Vorrei solo vedere le interviste che stai facendo, alla fine del tuo lavoro di tesi...

Intervista n.3

(Educatore di una Comunità per minori e tossicodipendenti)

Quanti anni hai?

33

Sei sposato?

No

Figli?

Nessuno

Segno zodiacale?

Vergine

Qual’è stata la tua formazione scolastica?

Sono geometra.

Attualmente stai frequentando corsi di formazione?

Sto facendo un corso di aggiornamento organizzato anche dalla Comunità. Penso che sia molto importante la formazione, anche se inizialmente non ci credevo troppo, pensavo fosse più importante l’esperienza.

Una delle mie domande riguarda proprio questo aspetto, che importanza dai alla formazione e all’esperienza?

Facendo questo lavoro da qualche anno mi sono reso conto che è importante avere una preparazione di base, avere degli strumenti in più da usare durante il lavoro. A me sono sembrati sempre importanti per questo lavoro l’aspetto umano, l’esperienza, anche quella personale. Inizialmente, con un po’ di presunzione ho iniziato questo lavoro pensando a ciò; poi  col tempo ho capito che era importante avere un supporto teorico per aiutarsi: non basta solo l’esperienza per fare questo lavoro. E’ importante affrontare diversi argomenti con i ragazzi, toccare molti punti e per fare questo serve una base formativa. La formazione integra l’esperienza.

Da quanto tempo fai questo lavoro?

Sono 4 anni.

Come sei arrivato a questa scelta, visto che la tua formazione scolastica era orientata ad altro?

E’ stata casuale, non  me lo aspettavo di fare questo lavoro, non rientrava nei miei progetti. E’ accaduto per una amicizia con il direttore della Comunità. Mi conosceva e me l’ha proposto...se me l’ha chiesto avrà avuto i suoi motivi.

Tu hai risposto a questo, quindi la riconoscevi per te questa proposta forse?

Sul momento mi sono sentito molto inadeguato. Poi ho avuto la fortuna di avere degli amici che ci lavoravano già qui...Visto che lui ci teneva molto e pensava che fosse per me questa cosa... alla fine mi ha convinto e ho detto di sì.

Hai quindi pensato di lasciare tranquillamente senza rimpianti il precedente lavoro?

E’ accaduto in un momento particolare, in cui  le cose in campo lavorativo non mi erano andate troppo bene, forse se mi fossero andate meglio chissà se avrei accettato questo posto...comunque la proposta mi avrebbe interessato, ma sinceramente non so se avrei cambiato...Poi il lavoro precedente era molto duro, spesso ero fuori casa, per cui sono stati diversi i fattori in gioco che ho valutato per cambiare...

Avevi svolto altri lavori oltre a quello di geometra?

Ho lavorato per una ditta di computer, poi è arrivata la proposta...ho lavorato 5-6 anni in questo settore...

Sei contento della scelta di questo lavoro?

Sì,  sicuramente mi corrisponde di più di quello che facevo prima, per cui una certa predisposizione c’era...sono molto più contento di quello che sto facendo ora, non tornerei più indietro.

Quali sono le cose che ti gratificano in questo lavoro?

Sicuramente il rapporto con i ragazzi: mi prende molto, mi da gusto  lavorare con loro, vedere dei cambiamenti in loro, poi il fatto di condividerlo con gli amici è un altro fattore importante per un lavoro del genere...Mi piace ma è un lavoro duro, farei molta più fatica se non potessi condividerlo con loro.

Quali sono, a tuo parere, le caratteristiche positive e negative di questo lavoro?

Quello che ti ho già risposto prima... poi il fatto che questo sia un lavoro in cui non ti senti mai arrivato, che ti provoca in continuazione un cambiamento, e negli altri impieghi questo secondo me non accade; è molto stimolante, sei costretto a chiederti sempre di più, ogni ragazzo è diverso e per questo devi cambiare anche tu...altre cose riguardano il tempo libero...è positivo avere del tempo libero durante la settimana...anche se magari gli altri tuoi amici lavorano, quindi devi imparare a gestirtelo. Mi posso permettere tante cose, c’è bisogno di tempo per ingranare in questo lavoro...tornando a prima... penso che se avessi fatto dei tirocini  sarei stato un po’ più preparato. Il primo anno è stato molto duro...

La cosa che ti mette più in difficoltà?

Il fatto  che spesso devi  dire dei No, a questi ragazzi, di  solito sei abituato ad atteggiarti in altra maniera con gli altri: Io mi sono dovuto “snaturare”, perchè ho dovuto imparare a dire dei no, ed è stata una grossissima fatica. Anche quando c’è  da alzare la voce da imporsi in maniera decisa, io mi devo “caricare”, perchè non mi viene naturale...perchè non sono così...ti devi sforzare tanto, a volte c’è il rischio di rilassarsi quando serve altro...l’importante è avere delle persone che ti richiamano...

Puoi dirmi quali sono a tuo parere le caratteristiche  che dovrebbe avere un educatore?

Una grande curiosità...tenacia nel lavorare... essere forti quando occorre anche duri se serve e poi subito dopo avere la capacità di abbracciare la persona che hai ripreso...L’elasticità... non mi viene in mente altro...adesso.

Che ruolo hanno i tuoi colleghi nel tuo lavoro?

Fondamentale, perchè una persona rischia di affrontare tutto da soli, è importante avere una linea comune, il rapporto con loro è buono e col tempo ci si conosce.

Quali sono i fattori più stressanti del lavoro a tuo parere?

Si mi è capitato di viverne, ma io chiedo aiuto e prendo tempo...Non ho comunque mai avuto dei grossi  momenti di crisi...i momenti di scoramento possono essere le mancate risposte dei ragazzi malgrado tutto quello che fai, è importante non prendersela troppo e non guardare troppo l’esito delle cose. Prima confrontavo molto l’impegno messo con il risultato e la vivevo pesantemente...

Ci sono  ancora dei bisogni insoddisfatti (di qualsiasi natura) in questo lavoro?

Forse fare un approfondimento formativo,  mi piacerebbe molto, poi...non saprei... avere qualche fine settimana libero in più farebbe certo piacere,  le notti rappresentano un sacrificio grosso che per ora non mi pesano perchè non ho famiglia, se l’avessi sarebbe più problematica la cosa...Spero però col tempo di avere anche altre opportunità all’interno di questo lavoro...Il direttore stesso dice che per questo lavoro sarebbe bene ogni tanto avere un’opportunità diversa...Il mio timore è quello infatti...non so se uno può resistere a fare le stesse cose, l’educatore per 10-15 anni... questo per l’intensità che vivi...o non so si diventa bravissimi, ma dubito che uno possa resistere allo stesso modo sempre...Io alla fine del turno torno a casa stanco, distrutto, ora sono giovane e mi va bene , non so come affronterò la cosa fra 10-15 anni...

Rispetto alla sofferenza dell’utenza, tu come ti poni, cosa poi ti suscita?

Inizialmente, come ho detto prima, mi sentivo molto trasportato dai ragazzi, ora cerco di lavorare con loro sulla realtà che vivono adesso in Comunità, poi col tempo ho piacere che mi parlino della loro sofferenza...

Mi pesa ma non più di tanto: c’è distacco.

Hai delle preferenze rispetto all’utenza del lavoro? Preferiresti altri settori?

Mi sono trovato meglio a lavorare con i ragazzi maggiorenni, perchè con i minorenni è più faticoso, rispetto al problema della tossicodipendenza  ci vengono inviati con la legge, non hanno una motivazione loro e questo rende le cose più difficili...Sono attratto dall’esperienza del reinserimento dei ragazzi nella società, in futuro vorrei lavorare in una struttura di questo genere.  Per me è fondamentale che i ragazzi una volta usciti incontrino una esperienza bella, positiva, ne hanno bisogno...non dico che se non la trovano ritornano come prima...ma quasi...molti si perdono in questo senso...quello che si possono domandare nella vita è molto di meno rispetto a quello che gli abbiamo insegnato noi. Altri settori per ora non mi interessano.

Puoi raccontarmi un episodio significativo della tua esperienza di educatore, non importa se positivo o meno, qualcosa che ti è rimasta impressa?

Mi dai spunto per parlare della sofferenza, prima non sono riuscito a risponderti, ed è, quella della sofferenza, una cosa che è emersa da in un gruppo operativo, ne parliamo insieme per aiutarci. Due anni fa abbiamo fatto un’esperienza esterna, insieme al mio collega abbiamo portato dei ragazzi in pellegrinaggio in Polonia, 2 maggiorenni e un minorenne, erano in un cammino abbastanza avanzato in Comunità. Gli abbiamo proposto la cosa che ci sembrava bella come esperienza per loro: erano 10 giorni di cammino, si stava in tenda e insieme ad altri giovani: In effetti è stata una bella esperienza, si sono sentiti molto provocati e al ritorno erano contentissimi, ma dopo un po’ di mesi uno di questi ragazzi  ha iniziato ad andare male fuori ed è tornato a farsi e poi un giorno “c’è rimasto”. Questa esperienza mi ha segnato, anche perchè questo ragazzo aveva condiviso una bella cosa, mi ha lasciato il segno, me la porto dietro, tanto che al suo funerale non sono stato in grado di andarci, non pensavo di reagire cos’ì male...anche adesso che ne parlo  sono un po’ commosso...aver vissuto bei momenti con lui, e poi essere finito male...mi ha lasciato il segno.

Quale stile educativo hai verso i ragazzi, che tipo di rapporto (fraterno, materno, paterno) altro?

Cerco di essere direttivo, esigente chiedere tanto, penso sia fondamentale per i ragazzi...li accolgo molto, li riprendo molto affettivamente...

Come è composta la tua famiglia d’origine?

Ho due sorelle, con una ho un rapporto più duro, con l’altra il rapporto è migliore...Una fa la baby-sitter, l’altra lavora in banca, mio padre è pensionato, era geometra anche lui, mia madre è casalinga...

Mia madre mi ha voluto troppo bene, come tutte le mamme penso con i figli maschi, mio padre era più direttivo con me...fammi domande precise non è facile parlare dei propri genitori...il rapporto comunque è stato buono...il dialogo c’è stato più con mia madre, poi più tardi ho cercato io mio padre per le cose importanti, mi dava di più, aveva un giudizio più forte, affettivamente mia madre, per il resto mio padre.

Sono contenti i tuoi di questa scelta di lavoro?

Mi hanno sempre lasciato scegliere, vedono che io sono contento, ho visto che nei primi tempi erano più preoccupati, poi ho smesso di raccontargli le cose perchè specie mia madre si “caricava” troppo.

Ci sono stati episodi di presa in cura da parte della tua famiglia verso situazioni di disagio di altri?

Mia sorella più piccola è stata un po’ male e mia madre si è fatta molto carico di lei; come esterni invece i miei genitori si sono fatti carico di un vicino di casa che ha problemi fisici e vive da solo... soprattutto da pare di mia madre c’è stata questa sensibilità agli altri... mia madre se non si sposava poteva fare la suora... io credo che bisogna non improvvisare su questi aiuti, è necessario farsi aiutare da chi ne sa di più.

Come impieghi il tuo tempo libero?

Faccio un po’ di sport, prima ne facevo tantissimo ora ne faccio poco, presto opera in un centro di solidarietà per la ricerca del lavoro e abbiamo anche un banco di solidarietà per le famiglie povere...questo dipende dalla esperienza che ho incontrato... prima facevo solo sport...questo è utile per i ragazzi, poi mi riposo, non tanto però perchè a me il riposo...stanca.

Fai parte di un gruppo?

Sì, Comunione e Liberazione...

Pensi di aver trovato la tua strada, la tua Leggenda Personale, questo lavoro spesso assume la forma di un compito, una strada?

Sì penso che questa sia la mia strada; l’aspettativa che ho da questo lavoro ? Come ti ho detto prima, mi piacerebbe diventare responsabile di una Comunità, ho il desiderio di fare qualcosa di più grande...poi non so se ci riuscirò, fare una cosa bella e utile per gli altri... guardando uno come Silvio (il direttore), ti viene da desiderarlo, poi magari uno è bravissimo a fare l’educatore e fa quello sempre e basta... vediamo poi come vanno le cose.

In quali altri valori credi?

Credo oltre che in Dio, anche alla propria vocazione...che penso sia quella matrimoniale...chiedo di realizzarmi sempre di più e di trovare la felicità...

Hai libri preferito?

 Fino a poco fa leggevo pochissimo, ora leggo i libri di Giussani; mi piace “All’origine della pretesa cristiana”, “Il senso religioso”,...mi piacciono gli interventi che fa lui.

L’animale preferito, o al quale ti paragoneresti?

L’aquila...va sulle cime, vola in alto , ha una certa signorilità...

L’albero?

Un abete...perchè mi ricorda il Natale.

Il film?

Un film preferito non c’è, mi è piaciuto molto “Forrest Gump”.

Un personaggio pubblico?

Mi sembra di essere banale...ma è il Papa.

Il colore preferito?

Il verde, l’azzurro...

Come ti sei sentito durante l’intervista?

Non sono mai stato intervistato, su alcune cose fa piacere parlare su altre no, va bene così.

Vuoi aggiungere qualcosa?

No.

Intervista n.4

(Educatrice  di Comunità  per minori e tossicodipendenti)

Quanti anni hai?

26

Sei sposata?

No

Figli?

No.

Segno zodiacale?

Vergine.

Qual’è la tua formazione scolastica?

Ho fatto il Liceo Scientifico e poi mi sono laureata in Psicologia.

Stai frequentando corsi di formazione?

Sì, lo stesso che fanno i miei colleghi. Poi faccio una cosa mia personale, presso  la sede della Terapia razionale emotiva.

Ritieni importante la formazione?

Quando ho iniziato mi sono resa conto che trasformare la teoria in realtà era molto difficile, ma degli spunti mi aiutano comunque; l’esperienza è comunque fondamentale. La formazione la vedo permanente nel tempo.

Da quanto tempo fai questo lavoro?

Da un anno, ma frequento la comunità da due.

Come è nata la scelta di questo lavoro?

Il mio obiettivo era quello di lavorare nella tossicodipendenza, per cui questo è un buon trampolino di lancio, i ragazzi mi danno molto. Per il momento mi sento molto appagata, sono molto contenta.

Quali sono a tuo parere le caratteristiche positive e negative?

Impari a dare valori diversi alle cose, alla tua vita, ti senti voluta bene evuoi bene a qualcuno, dare una mano a qualcuno  ti gratifica molto. Quelle negative...a volte rischi di avere dei deliri di onnipotenza quando non riesci a fare tutto.

Cosa ti gratifica?

La risonanza che hai da parte loro. Altra cosa positiva è l’equipe, il   lavorare insieme ai colleghi, il confronto.

Cosa ti mette in difficoltà?

A me quello di essere una ragazza e un po’ giovane. Qualche ragazzo ha difficoltà a riconoscermi, qualcuno è anche più grande di me...

Quali sono le caratteristiche di  un educatore a tuo parere?

La cosa più importante è quella di riuscire a gestirsi l’umanità con l’autorità, perchè con loro c’è la confidenza, però l’educatore insegna. Devi riuscire a farti rispettare senza perdere l’umanità. Autorevole e umano. Altra cosa: adattare la propria persona alle necessità della situazione.

Quali sono i fattori più stressanti del lavoro?

Avere pochi fine settimana liberi, i turni... a livello personale non lo ritengo stressante questo lavoro, forse perchè sono ancora carica, è solo una nno  che lo faccio...stressante è stato invece il passaggio da tirocinante ad educatrice, i ragazzi presenti hanno fatto fatica a riconoscermi in un ruolo diverso.

Quali bisogni ancora insoddisfatti senti  per questo lavoro?

Avere una teoria applicata, un riferimento teorico preciso da seguire, condiviso.

Come ti poni e cosa ti suscita il disagio che incontri?

Mi distacco molto...do una valenza diversa alle cose che accadono, della serie:”Mamma mia come sono fortunata...” Riesco ad apprezzare di più le cose, mi danno un grosso aiuto.

Puoi raccontarmi un episodio significativo della tua esperienza lavorativo?

Una ragazza si è molto legata a me, mi ha fatto piacere, ma la sua richiesta è diventata troppo grossa, ora chiedo aiuto, ma essere riconosciuta come riferimento da una persona è stato molto bello per me.

La tua famiglia come vede il tuo lavoro?

Inizialmente male, ora bene perchè vedono che sono contenta io.

Se tuo figlio  un giorno volesse fare lo stesso lavoro, lo asseconderesti?

Sicuramente, è una cosa che uno deve sentire dentro...

Come impieghi il tuo tempo libero?

Vado in piscina per puro senso estetico. Esco con gli amici... sto in compagnia...

Appartieni a un gruppo specifico?

No, nessuno.

A quale dottrina religiosa appartieni?

Sono cattolica cristiana.

Quali aspettative  hai  da questo lavoro?

Mi piacerebbe che il mio ruolo qua diventasse sempre più importante, sempre più specifico rispetto anche alla mia formazione.

Quali sono i tuoi valori?

La famiglia, l’amore, l’amicizia e il lavoro...

Hai raggiunto la tua Leggenda Personale?

Sì, penso di sì...mi sento inserita in quello che credo...

Un libro preferito?

Mi piace Stephen King, il genere Horror con una punta di giallo... mi piace perchè è molto coinvolgente nello scrivere...

Il tuo animale preferito?

Il cane, perchè da e non  ti chiede niente, una struttura del genere è molto apprezzabile...

Un albero?

Il melograno perchè è molto colorito quando è fiorito...

Il film?

“Maurice”, mi è piaciuta molto la tematica.

Un personaggio pubblico?

Sono in difficoltà...Forse Giovanna D’arco, perchè è un’eroina, combatte per i suoi ideali...

Il tuo colore preferito?

Il nero, per vestirmi, da guardare no...forse il blu...

Come ti sei sentita durante l’intervista?

E’ stata una cosa piacevole, mi ha stimolata e incuriosita molto.

Vuoi aggiungere qualcosa?

No...

Intervista n.5

(Educatrice di Comunità per minori e tossicodipendenti)

Quanti anni hai?

29

Sei sposata?

No.

Segno zodiacale?

Toro.

Che formazione scolastica hai?

Terza media.

Attualmente stai facendo formazione?

Sì, quella organizzata dalla Comunità.

Ritieni che sia importante per il tuo lavoro?

Sì, aiuta ti da una mano, ma il lavoro si svolge nel concreto e io sono convinta che la pratica e l’esperienza sia la migliore formazione, la vivi la senti...

Da quanto fai questo lavoro?

Da 5 anni.

Prima hai fatto altro?

Prima lavoravo con mio padre nel commercio, poi  ho lavorato in Comune. Sono stata in Comunità

Bibliografia

· A cura del Centro Studi e Formazione Sociale “Fondazione E. Zancan”, dall’articolo: L’educatore professionale, Animazione Sociale, agosto/settembre 1996;

· A.Maslow, Motivazione e personalità, 1973, citato nel testo di D. Francescato, Star bene insieme a scuola, Milano, ed. Nis;

· Autori vari tedeschi, I colori della realtà, fiabe per adulti, Firenze, Adriano Salani editore,1993;

· Milani, Anche le oche sanno sgambettare, a cura di Carlo Galeotti, Viterbo, Millelire Stampa Alternativa, 1995, pgg.34,35;

· Dizionario Garzanti della Lingua Italiana, Milano, Aldo Garzanti editore, 1990, pag.589;

· Berstein e J.A. Halaszyn, Io, operatore sociale, Trento, Ed. Erickson, 1993;

· Edelwick- A.Brodsky, Burnout, Human Sciences press, N.Y. 1980;

· M. Dorley, S. Glucksberg, R.A. Kinchla, Psicologia I - Motivazione ed emozione, Bologna, Il mulino, 1993;

· Festinger, A theory of cognitive dissonance, Stanford University press, 1957;

· Ammaniti (a cura di), La nascita del sé, Laterza, Bari, 1989, pag.10;

· Mara Meloni, dall’articolo: I vissuti emozionali dell’educatore, Quaderni di Animazione Sociale, n° 26 febbraio 1990;

· Mario Groppo (a cura di), Professione Educatore, Milano, Vita e Pensiero edizioni, 1994;

· Paolo   Crepet, atti del convegno Prevenzione del disagio giovanile e Aids, Cesena, 15 -16 novembre 1996, Palazzo del Ridotto;

· Per voce citata: Enciclopedia E12, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1980, pgg.301, 302, volume 9;

· Per voce citata: Enciclopedia E12, Novara, Istituto Geografico De Agostini,  1980, pgg.226, 227, volume 5;

· Periodico EP dell’ANEP, n°1 marzo 1995 e n°4 dicembre 1996;

· Stefania Miodini e Maria Teresa Zini, L’educatore professionale, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1992;

· Zemin C., dall’articolo: Stress e sindrome da burn-out nella professione di educatore, Quaderni di Animazione Sociale, n° 26 febbraio 1990.

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