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Molinetto(Bs-Italy), dicembre 2002

Carissimi,

vorrei dirvi molte cose e insieme mi sento senza parole. Oggi è anche un giorno un po’ speciale perché è l’anniversario della morte di Antonia, mia madre.  Forse sarà anche per questo che sono malinconica. In effetti la vita e la morte sono collegati anche alla missione di Keo. Io non ho figli e ormai non mi è più possibile averne. Dunque non ho contribuito alla vostra esistenza. D’altra parte sono grata ad Antonia per avermi dato l’opportunità di esistere e di conoscere questo nostro mondo: è talmente bello! Non so se fra 50.000 anni sarà tutto com’è ora. Gli scienziati dicono che il pianeta è in evoluzione e noi uomini contribuiamo pesantemente alla sua modificazione. Pur essendo convinta che ogni momento di vita abbia qualcosa di meraviglioso, penso che lo stadio attuale della Terra ne evidenzi la bellezza e la “maturità”, come fosse un essere umano fra i 30 ed i 40 anni: non più acerbo e un po’ insulso, ma nella sua pienezza e bellezza. Il Pianeta è stato ormai completamente esplorato, ed è ricco di angoli   di una bellezza mozzafiato per tutti i gusti. Spero che anche voi potrete godere di questa stessa  bellezza o di qualcosa di simile che soddisfi il vostro senso estetico. Peccato che non si possa inviarvi delle immagini! Sarebbe  più semplice capirci, raccontarvi le nostre storie ed il nostro modo di vivere. Evitarvi la fatica di scoprire chi eravamo e cosa facevamo. I nostri archeologi ci offrono periodicamente ricostruzioni della storia dell’umanità che non potranno mai essere convalidate. Voi avrete più chances, grazie ai nostri messaggi intenzionali. Tuttavia nessuno di noi  sa se riuscirete a capire le nostre lingue  e se i nostri concetti avranno connessione con i vostri.  Così forse non siamo molto diversi dagli “uomini delle caverne”  con i loro graffiti.

E’  ben strano cercar di parlare con persone così lontane nel tempo e nello spazio avendo molte difficoltà a comunicare con chi ci sta vicino e ci è familiare!  Molti di noi  temono l’acuirsi dei contrasti  fra culture diverse. Si potrebbe dire che da sempre il razzismo è il nostro problema endemico che si evidenzia in forme lievi, come il campanilismo, o esplode in modo virulento, come nella guerra fra israeliani e palestinesi. Mentre vi sto scrivendo gli episodi di intolleranza si moltiplicano e tutte le espressioni di diversità vengono rifiutate da una società che si fa sempre più omologante, rigida, bacchettona e limitante della libertà individuale. Io spero che voi avrete imparato che la diversità è fonte di ricchezza, di confronto, di stimoli, di originalità di innovazione. Gli scrittori di fantascienza del XX secolo – i nostri indovini – prevedono che voi incontrerete durante l’esplorazione della nostra e di altre Galassie,  popoli e razze diversi con cui intratterrete relazioni. Così io vi immagino più aperti e tolleranti di noi,  più disponibili e curiosi, e un po’  vi invidio. Spero che sarete più permeabili alle posizioni altrui e che troverete interessante mescolare le vostre tradizioni con usanze tipiche di altri esseri viventi.

Il tempo e lo spazio sono fra i nostri limiti più grandi: benchè in questo ultimo secolo la durata della vita umana sia praticamente raddoppiata, viviamo poco. E’ pur vero che alcuni di noi sostengono che vivere è faticoso o addirittura doloroso. Ma io credo che in realtà sia una grande fortuna, per poco che si possa vivere! Poi sta a noi utilizzare questa preziosa occasione in modo da  farne un’esperienza felice ed entusiasmante. D’altra parte molti di noi “patiscono” per non essere immortali: a seconda dei nostri valori cerchiamo delle alternative che ci portino sollievo e serenità. C’è chi ha figli per sopravvivere attraverso la propria stirpe. C’è chi  si esprime attraverso l’arte per rimanere nella storia  della civiltà. C’è chi scrive e influenza con il suo pensiero le menti e le vite di altre persone. C’è chi insegna e, come testimone, tramanda alle nuove generazioni la cultura del passato. C’è chi adora un dio – ce ne sono di diversi attualmente nel mondo – sperando che la morte sia solo un momento di passaggio ad un altro tipo di vita, semplicemente diverso. C’è chi sceglie la libertà più completa, da ogni schema e da ogni conformismo, per esprimere se stesso al massimo delle potenzialità.  Io credo che tutto questo in realtà testimoni un interesse vivo per la  vita e quasi una disperazione al pensiero della sua inevitabile fine. Uno dei motivi per cui vi scrivo è perché sappiate che ho vissuto!

Gli eventi hanno subito in quest’ultimo secolo un’estrema accelerazione. Da quando l’uomo è sulla terra, per anni –a volte solo poche centinaia, a volte diverse migliaia – pare non succeda o non essere successo niente o quasi. Poi, come per una catastrofe, avviene una condensazione e gli eventi si susseguono rapidi e senza soluzione di continuità.

In quest’ultimo secolo abbiamo esplorato e conosciuto tutti gli angoli del Pianeta e abbiamo cominciato ad esplorare lo spazio che ci circonda.  Abbiamo inventato e poi costruito,  macchine che hanno preso il posto dell’uomo prima dal punto di vista fisico e poi sempre più anche per la parte intellettuale: dagli aratri che dissodano per noi la terra, ai computer che “pensano” per noi! Si dice che la peculiarità dell’essere umano ci distinguerà sempre dalle nostre “creazioni/creature”  ma le macchine più sofisticate  paiono avere una vita propria e, addirittura, alcuni tipi di emozioni.  Ci  capita ancora di restare stupefatti davanti a testimonianze di civiltà apparentemente più arretrate rispetto alla nostra, ma di fatto estremamente progredite in alcuni campi. E allora inventiamo gli “uomini delle stelle” extraterrestri venuti da altre Galassie, adorati come dei da antenati cavernicoli. Forse è questo il nostro sogno di sempre: diventare per voi, nostri figli, delle divinità.

Margherita Sberna

 

 

 

 

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