Interventi 2004-2005

articolo18 il 6/5/2005, alle ore 14 ha scritto:
i genitori dei nipotini di adamo ed eva?
eva e caino! o no?!

articolo18 il 5/5/2005, alle ore 22 ha scritto:
caso di coscienza
ho letto la risposta data a gegia da adamus. ho provato fastidio. no! di più! ho provato irritazione. mi ha dato il senso di chi chiede se può ridurre il compenso ad una persona in base al giudizio (soggettivo e quindi di parte) sulla qualità delle prestazioni esercitate. in risposta sento che le si dice: no purtroppo! che significa "norme pensate in tempi di capitalismo industriale"? cosa intendi, adamus, con capitale? e quindi con "rapporto capitale-lavoro"? io considero il lavoro organizzato (o lavoro "sociale") come la risposta alle limitazioni del singolo che sono di spazio, tempo e vigorìa. limatazioni che non consentono una ragionevole sicurezza di soddisfare tutti i suoi bisogni. il capitale, non solo quello del capitalismo industriale, è il prodotto del lavoro sociale volto alla costituzione degli "strumenti di lavoro": falci, martelli o conoscenze. la conoscenza al pari delle falci e dei martelli sono quindi un prodotto sociale. il sapere, come il saper fare di persè non sono la fonte del diritto ad un compenso così come il posseso e la gestione dei mezzi di produzione non da diritto al profitto se non attraverso un atto di "arroganza", "violenza". fonte di un diritto a beneficiare della ricchezza prodotta è, a mio avviso, la "appartenenza" sociale, prescindendo dalla diretta contribuzione ai risultati. la partecipazione e l'efficacia della stessa sarà funzione della capacità di motivare e attivare il singolo, quindi risultato e non origine di qualcosa. una domanda gegia sei certa di aver istruito quel collaboratore o, meglio, averlo messo nelle condizioni di poter esercitare il compito assegnatogli al meglio? hai pensato se un altro compito poteva essere più adatto a quella persona. un'altra domanda: chi organizza le attività e assegna i compiti tra le varie persone? qualche lacuna questa “gestore” dimostra di avere e anch'essa allora dovrebbe vedersi ridurre il compenso in funzione del tempo che perde.

MMeti il 25/3/2005, alle ore 22 ha scritto:
Curiosita'
Chi erano i genitori dei nipotini di Adamo ed Eva?

Adamus il 24/2/2005, alle ore 13 ha scritto:
Un po' in ritardo
Un po' in ritardo, rispondo a Gegia: no, stante le norme attuali non e' possibile. E' vero che le norme sono state pensate in tempi di capitalismo industriale e non per cooperative e associazioni dell'immateriale, nelle quali non esiste più alcun rapporto capitale-lavoro....ma la risposta resta no.

Gegia il 22/1/2005, alle ore 11 ha scritto:
caso di coscienza?
Non so se il problema che pongo sia troppo superficiale, ma mi farebbe comodo un parere. Si tratta di questo: se un lavoratore/collaboratore più volte istruito esegue male o addirittura sbaglia a svolgere un compito, è corretto NON riconoscergli economicamente il tempo utilizzato a rifare quanto gli è stato richiesto?

MMeti il 24/12/2004, alle ore 15 ha scritto:
Auguri
Buone feste a tutti i Senatori!

zero il 16/12/2004, alle ore 16 ha scritto:
dell'eterno ritorno mentale e dell'inazione
entrambi i contentendi potrebbero fermarsi un attimo ed ascoltare attentamente i loro corpi, la percezione del corpo ci permette di comprendere ciò di cui cui abbiamo bisogno LA MENTE MENTE CONTINUAMENTE e comunque pino continua a cagare verde.....

Temistocle il 14/12/2004, alle ore 13 ha scritto:
RISPOSTA:
Caro Adamus, la risposta al tuo quesito, quella si, sarebbe geniale. Proviamo a scoprirla assieme?

Adamus il 12/12/2004, alle ore 15 ha scritto:
geniale!
La parabola di Temistocle mi sembra geniale, davvero!...Ma non capisco la morale....

Temistocle il 12/12/2004, alle ore 15 ha scritto:
SIAMO QUEL CHE MANGIAMO, O MANGIAMO CIO' CHE SIAMO?
Mario mangia carne, e non si sente in colpa per questo. Tutte le volte però che incontra Pino, essendo questi vegetariano, gli tocca di rispondere alle accuse che gli vengono continuamente mosse. “Odi gli animali”- dice Pino rivolgendosi a Mario- “altrimenti non li mangeresti”. “Ma come- ribatte Mario- vuoi dirmi con ciò che tu sei vegetariano perché odi le piante?”. Povere betulle dall’esile stelo, strappate alla madre terra per essere stritolate nella morsa di molari premolari e canini i quali ambirebbero a qualcosa di ben più solido, un maiale, una lepre, un cinghialotto, ma accanirsi su povere betulle proprio no! Mario riflette, mentre un molare suo discute con un canino con veemenza sulla pretesa di quest’ultimo di appioppare l’ultimo brandello di carne al molare, finché arriva a risolvere ogni contenzioso orale messer Stecchino. Mario riflette e cerca un movente alla colpa che Pino gli addossa. “Se ci sono animali che odio, se così si può dire, questi sono i ragni, ed ho pure schifo delle cavallette ma, persino le mie viscere, se avessi l’intenzione di papparmeli, si ribellerebbero tentando di farmeli ricacciare fuori”. “Non è quindi ciò che odio- continua Mario- ciò che io mangio”. “Semmai mangio ciò che in un certo senso amo”. Pino, differente da Mario perché caga verde, non è del tutto convinto. In fin dei conti Mario gli sta accollando una colpa che non lo convince per nulla. Il capro ha sempre fatto gli occhi dolci a Pino ed ha da sempre paura di Mario e dei suoi molari. Mentre un isolato verme solitario, schifando Pino, si mette a fare gli occhi dolci a Mario. A questo punto entra in scena un tenero gattino che si siede sulle ginocchia di Mario. …e Mario torna nelle sue riflessioni: “Io amo il mio gattino, non me lo mangerei mai. Allora è vero, io mangio ciò che non amo, eppure non mi sento di odiare il cinghiale”. Continuando ad accarezzare il suo gattino, Mario si mette con lui a conversare amorevolmente, come fosse uno di famiglia, uno perfettamente contiguo alle mura domestiche. Il micio è si un animale, ma domestico. Mario ha allora l’ennesima intuizione: “Io mangio animali, ma mangio solo quelli che riesco a tenere a dovuta distanza, ma per dovuta intendo quelli che non mi sono troppo lontani ma neppure troppo vicini”. Ed infatti il gatto, così come il cane, mi sono eccessivamente vicini per poterli mangiare e digerire tranquillamente, mentre il ragno o la cavalletta, mi sono troppo distanti per la differenza che li contraddistingue con il mio essere uomo. Il cinghiale invece, tenendosi ad una distanza accettabile, mi è digesto. Mario, cercando di essere intellettualmente onesto con se stesso, continua nel suo peregrinare metaonirico, mentre Pino, …Pino continua a cagare verde, e non trattasi di bile.

gioia il 17/11/2004, alle ore 19 ha scritto:
quesito
Gli interventi precedenti, coi quali mi trovo d'accordo, e che passano dal linguaggio, ai reality mi sembrano testimoniare la confusione che regna oggi e che fa pensare ad un mondo sottosopra o, come si diceva una volta "senza più religione"! Il dubbio è: potrebbe essere che, invecchiando, abbiamo cambiato filtro della lente con cui guardiamo la realtà e che quanto ora quasi ci scandalizza esistesse, fosse uno scenario di sfondo, fin dalla ns. comparsa sulla terra? Insomma, siamo diventati dei "bacchettoni" o la ns. civiltà sta veramente scivolando verso il baratro?

Temistocle il 15/11/2004, alle ore 8 ha scritto:
EROI DI OGGI
Qualcuno disse che è beato il Paese che non ha bisogno d'Eroi. Oggi gli Eroi passano e vengono costruiti in buona parte dalla fabbrica massmadiatica. Ma sono eroi volatili, vicini a Miti effimeri, lontani dall'arché che ispirò ben altri e più consolidati miti del passato. Oggi di un Ercole non sapremo che farcene, la forza ed il coraggio assumono un aspetto deviato, ed allora spuntano macchine come la De Filippi che ti sfornano eroi come Costantino. Ma la gente segue costoro e ne assume i labili valori intrinsechi che essi sanno veicolare.

MMeti il 13/11/2004, alle ore 14 ha scritto:
TV?
Concordo con Temistocle. D'altronde la Tv vive sulle 3P:petegolezzi, promozione e prediche. Il vecchio ruolo del parroco che dal pulpito predicava di comportarsi da buoni cristiani ora e' dei TG che ogni giorno spiegano quali sono i "buoni comportamenti" del cittadino "democratico". Le bestemmie non sono politicamente corrette.

Temistocle il 10/11/2004, alle ore 22 ha scritto:
SINTOMI PARANOICI
Il virgolettato sul "reale" è sintomatico. Infatti, se è vero che reale è tutto ciò che produce conseguenze, allora la tv che enfatizza la bestemmia, estrapolandola da un contesto (surreale?), dandola in pasto ad un popolo di spioni benpensanti, i quali ridonano indietro l'ovvietà dello scandalo, rendendo chiaro l'effetto provocato. Noi qua i buoni, loro la i cattivi. In mezzo l'orrifica terra di nessuno. In fin dei conti, la tv non è buona o cattiva, ed è ingenuo interrogarsi su questo. Essa, la tv, risponde semplicemente ad una domanda di mercato con un'offerta a basso costo. Quello che non capisco è perché ci si interroghi sempre sull'offerta, mentre non ci si sofferma abbastanza sulla domanda: cos'è che spinge tanta gente (sono tanti a seguire i reality) a domandare certi prodotti? Credo che lo scandalo provocato dalla bestemmia, nasconda cose che vanno ben oltre l'ovvio e l'immediato. In fin dei conti, questi bigotti benpensanti, mi sembrano un po quelle becere signore genovesi che, tempo fa, si arrampicavano su scogliere, facendosi pure male, per poter vedere dei nudisti in spiaggia e, quindi, scandalizzarsi per la loro nudità. Insomma, ognuno di noi cerca il male al di la di noi stessi. Lo scandalo in certi frangenti segna la linea di demarcazione tra noi e loro, una linea che separa ciò che in realtà è in noi, ma l'atteggiamento paranoico che ci persegue, ha bisogno di rimandarlo al di fuori di noi stessi. Occorrerebbe quindi interrogarsi sul nostro scandalizzarci prima che sull'oggetto che ha provocato lo scandalo in noi. Con il post quindi volevo evidenziare la nostra immane ipocrisia.

Adamus il 10/11/2004, alle ore 14 ha scritto:
Reality?
Mi suona strano che uno come Temistocle penci che in tv ci sia qualcosa di "reale". La tv e' la favola della societa' post-moderna, con le nuove edizioni di Cappuccetto rosso, et similia

Temistocle il 7/11/2004, alle ore 22 ha scritto:
LA BESTEMMIA
La bestemmia, fa parte del nostro quotidiano vivere, purtroppo. Si bestemmia al bar, nel luogo di lavoro, in discoteca, in famiglia. La bestemmia fa parte della nostra cruda realtà. Perché dunque, un reality che voglia esser tale, sanziona uno degli aspetti e delle consuetudini più praticate nella realtà e chiama a raccolta il più bieco e bigotto pensiero contro una delle pratiche più in uso nel nostro vivere quotidiano? Che cazzo di reality è dunque? E mi si scusi se uso il termine realty. Eppoi, se si squalifica da un format televisivo che si ispira alla realtà uno che fa ciò che molti in realtà fanno tutti i giorni, che fare a coloro che praticano le più immane delle bestemmie, la guerra, e che trova silente quel popolo che considera quasi legittimo lo sterminio di 110.000 civili iraqueni? Come chiamiamo, se non bestemmia la..bip...preventiva? Siamo solo dei piccoli, poveri, ipocriti. Le squalifiche andrebbero fatte in altri ambiti. (Temistocle)

Mirco Marchetti il 5/11/2004, alle ore 14 ha scritto:
L'INTRUSIONE
Caro zero, il tuo dire mi risulta ermetico e ti confesso che faccio fatica a seguirti. Anche questo è un mio limite. Ti propongo, ma lo propongo pure ad altri, un ulteriore momento di riflessione seguendo sempre la logica della lettera. Mi riferisco dunque ad un approccio Gestaltico. Ho provato ad inserire alla missiva esperimento che ho testé proposto, una lettera intrusa a caso, la lettera "M". Questo è il risultato ottenuto: "Smecnodo umn pfrosmseore dmlel'Unvimesrita' dmi Cmabmrdige, nomn imomrpta min cmhe orimdne apmapaino lme letmetre imn unma pamolra, l'uimnca cmsoa imnmorptate e' chme la pmimra e lma ulmimta lemtetra sminao nmel ptmoso gitmuso. Il riumstlato puo' sermbmare mlomto cnomfsuo e nomonstatne ttmuto si puo' legmerge semzna mlomti prlemobmi. Qemsuto si dvmee al ftmato che la mtemne uamnma non lgemge ongmi ltetmera una ad una, ma la paomlra nel smuo ismineme." A questo punto mi piacerebbe sapere quali conclusioni possiamo trarne.

zero il 4/11/2004, alle ore 16 ha scritto:
x mirco
veramente interessante l'esempio del prof.......esiste tutta una letteratura sulla lettura veloce che sostiene che si possono leggere "assieme" più parole (circa la grandezza di una colanna di un quotidiano). Tornando "per simpatia" ad un mio tema caro penso che la l'azione nasca dalla "percezione assieme" delle nostra sensazioni fisiche delle nostre percezione emotive e dei nostri concetti.

zero il 2/11/2004, alle ore 12 ha scritto:
dipende...
penso che vi sia una certa frettolosità nel mio ragionamemto quindi ripropongo l'ultima parte: la parte cosciente processa a per insiemi infinitesimali per giungere alla vacuità cioè alla conclusione che non esista una realtà indipendente. In termini relativi invece esistono delle categoria funzionali agli scopi prefissi (esempio un'equazione matematica)(che come voi sapete ha una forte stringenza formale.)

Mirco Marchetti il 31/10/2004, alle ore 20 ha scritto:
UN ESEMPIO DI GUIDO CONTESSA
Per meglio intenderci con il senatore zero, credo che questo esempio rubato dal blog di Guido Contessa riesca a dare il senso del discorso: "Secnodo un pfrosseore dlel'Unviesrita' di Cmabrdige, non imorpta in che oridne apapaino le letetre in una paolra, l'uinca csoa imnorptate e' che la pimra e la ulimta letetra sinao nel ptoso gituso. Il riustlato puo' serbmare mloto cnofsuo e noonstatne ttuto si puo' legerge sezna mloti prleobmi. Qesuto si dvee al ftato che la mtene uanma non lgege ongi ltetera una ad una, ma la paolra nel suo isineme."

Adamus il 31/10/2004, alle ore 15 ha scritto:
Gestalt
Fra la proposizione 1 e la proposizione 2 di Zero non c'e' legame. Inoltre ricordo che il nostro sistema percettivo e' gestaltico, cio' per "forme" cioe' "insiemi"

zero il 26/10/2004, alle ore 11 ha scritto:
l'uomo
cosa s'intende quando si dice mente? a parer mio l'uomo è una complessità ed in questa complessità rientra certamente il binomio mente --corpo, quindi è mente e corpo che percepiscono l'insieme, le percezioni vengono poi processate dalla parte cosciente che fornisce un ordine alle percezioni. Qui non vi è spazio per l'insieme ma solo per la categoria precisa.

Mirco Marchetti il 25/10/2004, alle ore 17 ha scritto:
RIFLESSIONE!
Si dice che la mente umana colga l'insieme piuttosto che i dettagli che compongono l'insieme medesimo. Epperò, il concetto dovrebbe essere relativo in quanto ogni componente un insieme è a sua volta un insieme di altri componenti. Così come un insieme è, a sua volta, un dettaglio componente un insieme che lo comprende. Occorre dunque relativizzare il concetto affinché esso stesso non divenga pura tautologia.

Adamus il 18/10/2004, alle ore 11 ha scritto:
Preferisco il policentrismo
Preferisco il policentrismo al centralismo, se non altro come sperimentazione. Le bacheche non possono essere frequentate di continuo...tutti abbiamo anche da lavorare. Si affollano e si rarefanno pulsando secondo ritmi casuali, ma non vedo quali impegni abbiamo da assolvere!

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