DOVE VA IL MONDO? Gruppo aperto di discussione off line a Milano, 1999 - 2000
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1. Sintesi della riunione del Novembre 1999

  • Ciò che resta sullo sfondo di un'epoca di transizione e caos, è la sopravvivenza del singolo? O il suo desiderio-progetto di realizzazione del proprio benessere, il che comprende l'altruismo di gruppo e di specie o la responsabilità o gli affetti?
  • Un'ipotesi è che resti il binomio basico: SOGGETTO (inteso sia come istinto di sopravvivenza, sia come progetto responsabile anche verso terzi) e LEGAME (inteso come comunicazione, relazioni e affetti).
  • L'ipotesi del piccolo gruppo richiede una nuova negozialità e un consenso sul metodo per rifondare il senso e gli obiettivi dell'interumano, altrimenti si creano semplici riduzioni dell'omologazione e della de-soggettivizzazione.
  • Il ruolo degli "influenzatori" è quello di rimandare all'autonomia e responsabilità delle scelte o anche quello di indicare un'ipotesi o un modello d'azione?
  • La de-soggettivizzazione si esprime con la dipendenza e la delega della vita affettiva ai modelli TV, al sesso virtuale, all'ortopedia farmacologica (ecstasi, viagra, sonniferi, pillole dimagranti ecc.), alla solidarietà retorica (verso i lontani invece che verso i vicini), alla ricerca di emozioni artificialmente indotte (jumping, parapendìo, rafting, luna park, esperienze no limits, corse automobilistiche, sfide ai treni ecc.), ma anche con la regressione a un modello di acting out (stimolo risposta) ispirato alla violenza bruta.
  • Qual è il costo individuale e sociale della liberazione del desiderio? Il deserto emozionale è più repressione o difesa? Qual è la distanza fra la repressione necessaria di Freud e la repressione aggiuntiva di Marcuse?
  • Come si coniuga la pluriappartenenza sociale con la fedeltà di coppia?
  • È moralmente accettabile spingere i giovani a "essere se stessi", ad avere "spirito critico", a "sentirsi unici", col rischio che questo li faccia emarginare?
  • Il metodo della proibizione, come si coniuga con la realtà del pensiero debole? E perché invece di proibire i comportamenti distruttivi, che però rispondono a bisogni reali, non si propongono soddisfattori competitivi e alternativi (non nocivi)?

Segnalazioni di letture:

  • Chiaberghe, R. Navigatori del sapere, Raffaello Cortina, Milano, 1999.
  • Prandstraller, G.P. L'uomo senza certezze e le sue qualità, Laterza, Bari, 1993

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