Citazioni
da Ida Magli "Contro
l'Europa",
Bompiani, Milano,
1997
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La speranza
in una terra, in un luogo di felicità, fa parte della
struttura profonda degli uomini come "esseri di desiderio"
(Henry Laborit, Elogio alla fuga, Mondadori, Milano,
1982). Ogni volta che l'uomo si avvia, con la speranza di salvarsi,
verso terre lontane, deve essere sicuro che si tratti di terre
immaginarie. Qualsiasi meta concreta gli si prometta, è
un inganno. L'andare è metafora della vita, e la meta
esiste soltanto come sogno, che non si realizzerà, che
non potrà, non dovrà realizzarsi mai. Sfruttare
il bisogno di camminare verso il sogno, da parte dei governanti,
per indurre i sudditi al sacrificio, rappresenta la più
violenta, la più ignobile arma del potere. (Pag.9)
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Il progetto
dell'Unione è il frutto (a parte molte altre motivazioni
politiche che analizzeremo in seguito) della visione cristiano-comunista
che domina in quasi tutti gli Stati europei dalla fine della
seconda guerra mondiale. Il comunismo è l'ultimo frutto
del cristianesimo. (Pag. 11)
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Il progetto
europeo, con l'omologazione degli Stati e dei cittadini, è
un'idea comunista. Infatti si regge, a sua giustificazione,
per prima cosa su strutture economiche. (Pag. 12)
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In Europa è
stata silenziosamente assorbita la sua (di Marx) lezione: è
l'economia che dirige il mondo. Gli economisti si sono
accorti che questa era un'arma che li poneva a capo di qualsiasi
sistema sociale, mettendo nelle loro mani tutto il potere. Così,
oggi, sono gli economisti a guidare le organizzazioni mondiali
più importanti. In base al solito meccanismo dell'assolutizzazione
che spinge gli uomini a compiere sempre lo stesso errore, quello
di affidarsi ad un unico principio, le leggi dell'economia,
malgrado nessuno possa dimostrarne l'obiettività scientifica,
sono assunte al rango di verità indiscutibile, di vera
e propria religione. (Pagg. 12-13)
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È mancata
a Marx l'intelligenza di un grande antropologo, Franz Boas,
il quale, osservando con quanta fatica meticolosa alcune tribù
di amerindiani tessevano degli elaborati disegni sull'orlo delle
coperte, non riuscendo a vederne lo scopo, ne ha tratto la più
"umana" delle conclusioni: "anche i disegni fanno caldo".
(pagg. 14-15)
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È lo
stesso meccanismo in base al quale si costringono i popoli più
deboli a fare la volontà dei più forti (per il
loro bene, s'intende) dipingendo i propri cannoni di bianco
e dandogli il nome di "forze di pace". A che pro sparare se
si può raggiungere lo stesso risultato senza tirare neanche
un colpo? Il sorriso eternamente presente sulla faccia
dei potenti di oggi ha la stessa funzione del cipiglio eternamente
presente sulla faccia dei potenti di ieri: convincere i sudditi
ad obbedire. Con una sola differenza: il cipiglio non li
ingannava tanto quanto li inganna il sorriso. Il sorriso riassume
infatti e rende manifesto il nuovo modo di governare il mondo,
quello stesso che ha portato a progettare l'Unione europea:
obbligare i popoli a realizzare i disegni dei potenti "per amore".
(pag. 22)
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Ma, di fatto,
è solo con un riconoscimento di identità fra un
territorio e un popolo di lunghissima formazione che si può
parlare di "una cultura", e quindi di "una nazione". Nazione
e Differenza sono inscindibili. La rivendicazione del diritto
ad uno Stato Nazionale è la rivendicazione del diritto
alle differenze. Ebbene è proprio questo che l'Unione
Europea si è proposta di eliminare: le differenze. Il
modo con il quale il valore "uguaglianza" viene piegato all'annientamento
della libertà, ha assunto, in Europa, un ritmo veramente
feroce. (Pag.31)
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Visto che l'istruzione
dovrà seguire "indirizzi comuni", non abbiamo che da
aspettare le nuove norme: l'Europa provvederà al Bene
delle Lingue. Questo, infatti, è lo scopo ultimo, quello
vero, dell'operazione politica dell'uguaglianza. Disgregare
l'Io dei popoli, disgregando l'Io dell'individuo, in modo da
poterlo dominare con una nuova forma di sudditanza, al posto
di quella andata perduta con la sparizione degli ordini e delle
classi già codificati. È un bisogno insopprimibile
di chi governa considerare, e quindi ridurre ad essere del tutto
omologhi, i governati. Sparita l'omologazione per classi, se
ne è stabilita un'altra: i sudditi sono tutti uguali
in quanto "lavoratori". Se qualche variazione si affaccia,
questa, comunque, rimane e deve rimanere, all'interno del "lavoro":
disoccupati, pensionati, invalidi. (Come vedremo è questo
uno dei motivi fondamentali della disoccupazione che affligge
l'Europa). (Pag. 37)
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Cancellare
l'appartenenza ad un determinato
territorio, e all'identità di gruppo che questa appartenenza
comporta, significa cancellare il "senso". Operazione
di una violenza inaudita che nessuno scopo può giustificare.
Ma anche e soprattutto operazione ottusa e fallimentare perché
è proprio così che i popoli e le culture scompaiono:
quando perdono il senso della loro esistenza. (Pag.40)
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La lingua
nasce sempre prima e durante un processo di identificazione,
mai dopo, in quanto è lo strumento indispensabile e fondamentale,
perché un popolo si riconosca come tale. (Pag. 41)
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Elimina i governi
nazionali con un governo sopranazionale, e anche se formalmente
il governo nazionale rimane, perde la sua importanza in quanto
diventa esecutore di quello sopranazionale. Insomma cambia del
tutto il significato del Potere. Ci sarà un gruppo
di Imperatori, i "Venti", che siederanno nella Commissione
che governa l'Europa ed è a questo posto che aspirano
i vari fanatici europeisti che imperversavano in Italia, Germania
e Francia con la loro religione. Fra l'altro alcuni uomini politici
(per l'Italia ha già fatto Dini), stanno premendo perché
al principio dell'unanimità che era stato deciso per
il Governo europeo, venga sostituito quello della maggioranza,
il che significa che è già superata di fatto l'idea
dell'uguaglianza-parità dei singoli Stati membri. Insomma
gli "ideali" su cui affermavano con tanta tracotanza di volersi
e potersi basare i fondatori dell'Unione si dimostrano, come
è naturale, fuori dalla realtà. Ci saranno perciò
Stati più importanti e altri meno, anche se sotto la
forma "democratica" della votazione a maggioranza. In conclusione
con l'Unione europea si sta preparando la più forte
delle dittature imperialistiche che i popoli abbiano mai
sperimentato. (Pagg.69-70)
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Là dove
la vita dei popoli, e di conseguenza degli individui, è
stata fondata sul lavoro come entità a sé stante,
che dà senso alla vita stessa, la libertà è
già perduta. L'uomo diventa "funzione" del lavoro,
perde motivazione e interesse e il lavoro a sua volta non può
assolvere al destino di supremo reggitore del mondo. Si possono
fare ricerche di mercato di tutti i generi, sicuramente valide,
sulla mancanza di posti di lavoro in Europa, ma la questione
principale da affrontare è pur sempre quella di non mettere
un Dio al di sopra dell'uomo. Come davanti a qualsiasi Dio,
gli uomini si trovano annientati davanti al Lavoro, costretti
a supplicarlo in ginocchio perché li lasci vivere. Quando
c'è un uomo che si uccide dandosi fuoco davanti ad un
Funzionario senza nome e senza responsabilità come la
Macchina di Kafka, per ottenere un lavoro (è successo
poco tempo fa in un ufficio comunale campano), significa che
ci troviamo in un ambito di assolutezza priva di senso, nell'irrazionalità
della trascendenza. È dunque questa la prima cosa d fare:
restituire agli uomini il primato, lasciarli liberi di definire
il "lavoro" tutto quello che vogliono essere e fare. Perché,
ed è questo il punto, il Potere ha assunto le vesti del
Lavoro in un'Europa che non sopportava più il potere
dei Re, degli Zar, dei Papi. L'Unione europea rappresenta il
massimo sforzo per ripristinarne i fasti, e la disoccupazione
è il suo strumento. (Pag. 79)
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Naturalmente,
in un quadro in cui una sola struttura, quella economica, regge
tutto il sistema, il fatto che la punizione sia economica dovrebbe
garantirne l'assoluta rigidità. Il meccanismo è
lo stesso di quando si pone a quadro di riferimento assoluto
la struttura militare, oppure quella religiosa. La coercizione
è identica. L'ineluttabilità logica è identica.
Nessun potere del resto rinuncia all'assolutezza del sacro,
Sacro e Potere sono la stessa cosa. Nessuno ha imparato tanto
bene la lezione quanto gli economisti. Per tanti secoli si è
alluso al Dio Denaro, indicandolo come un livello nascosto del
sistema. Adesso non più. Per diventare Sacerdoti, ossia
detentori del Potere, gli Economisti hanno finalmente dichiarato
che "Dio è Denaro" e che le strutture liturgiche
al suo servizio sono le regole dell'economia. (Pag. 89)
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Conquistare l'Europa senza armi, ma soprattutto
con l'omaggio di essere portatori del "nuovo"... è l'entusiasmante
missione dell'ISLAM. (Pag.109)
FUTURDROME
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